SSA.1 USCITA 2 – 19 gennaio 2025: COL SERENA

Ho perso il conto delle gite con partenza dal posteggio di Crevalcol. Alcune le avevo anche recensite. Non ne ricordo di memorabili: il posteggio con vista sugli orribili piloni ha il potere di maldispormi fin da quando calzo gli scarponi.

Potrei quindi sbrigarmela con un copia incolla di qualche relazione precedente, per vedere se (per citare il Manzoni) i “miei venticinque lettori” se ne accorgono. Ma la deontologia del bardo ufficiale della Scuola me lo impedisce. Certo, troverei più stimolante relazionare gite con mete più originali. Apprendo con invidia che il corso SA2 quest’anno si svolgerà in parte in Norvegia; ecco, quello sarebbe un bel banco di prova per il cronista! Però, conoscendo l’afflato del “past director”, la meta verrà raggiunta a piedi dal posteggio di Corso Giulio e in loco verrà percorso l’intero periplo della Scandinavia. Non farebbe per me.

Risaliamo la valle nell’oscurità, fuori dal finestrino una coltre bianca. Bene. Ma il tempo è da lupi. Presto toccherà abbandonare il teporino del lussuoso bus a due piani. Quando l’ho visto, ho temuto  una distinzione in caste: primo piano allievi, piano nobile istruttori, aggregati sul tetto. Ma all’UGET sono democratici, ci si mischia promiscuamente.

Meta il Col Serena, tra i classici itinerari nella valle del Gran San Bernardo. Parto con l’apertura, l’obiettivo è di tenere il passo di Magda, 9 anni. Ormai iniziano ad affacciarsi, insieme ai Centennials della generazione Z (1997-2012), gli Screenagers della generazione Alpha. Magda e Marco però secondo me sono generazione K2… Talis mater (et pater)…

La prima gita è come il primo giorno di scuola: ci si racconta le vacanze, si fa l’appello. Registro qualche ritorno dopo parentesi milanesi; ricompare Lady Resty (con la quale palpito seguendo la telecronaca della partita, perfidamente calendarizzata ad ora di pranzo… as usual, la compagine granata sfodererà una prestazione non adatta ai deboli di cuore); c’è qualche assenza per fiocco rosa… speriamo in rapidi rientri, appena finito lo svezzamento. Ancora non ho smesso di rimpiangere chi, pur avendo raggiunto dapprima il grado di AAIAIP (Aiuto Aspirante Istruttore Avventizio In Prova), proseguendo brillantemente il cursus honorum fino all’Olimpo degli istruttori – rango cui ho invano aspirato nei miei trent’anni di carriera, e che mi è stato negato solo per oscure manovre di palazzo – non ha ancora ripreso le pelli dal chiodo cui le aveva appese.

In salita si inizia a fare la conoscenza con i nuovi arrivati. Qualche dato statistico: alla scuola quest’anno sono stati ammessi 45 allievi, 28 uomini e 17 donne. Molti giovani: età media 32 anni, ma i membri della generazione Z annoverano ben 18 esponenti. Tre diciottenni, età minima per l’iscrizione alla scuola.

Altro elemento di rilievo è che le iscrizioni si sono chiuse in 45 secondi. Netti. C’era gente davanti al PC già a Ferragosto.

Come provenienza c’è chi arriva fin da Bologna (“Spero non stamattina”, mi informo preoccupato).

La salita è piacevole, graduale e senza strappi. Si incontrano alpeggi e casolari diroccati, superato il bosco si affrontano alcuni tratti con pendenza più marcata.

Peccato il tempo, siamo sovrastati ed immersi nel grigio. Odo commenti che suonano come un’invocazione tipo Santo Rosario: “Secondo me si apre”, “Mi sembra che più in alto si apra”, “Vedrai che si apre”. Non si apre.

Al Col Serena stop e dietro front: rinunciamo financo allo spuntino, che non ci godremmo, flagellati dal vento. Visibilità ridotta.

La cronaca dice circa 900 m di dislivello. Ho tenuto il passo di Magda, veramente indomita, tanto che gli assistenti sociali allertati dal Telefono Azzurro non sono riusciti a raggiungerci.

In cima ritrovo anche il mio pargolo, che – forte dei suoi diciott’anni – ad un certo punto mi ha superato come una Ferrari supera una Panda incidentata. Comportamento, invero, assai irrispettoso verso l’anziano genitore.

La discesa, sulla traccia di salita, non è male, anzi è proprio divertente, con una spanna di neve farinosa. Le buone condizioni hanno attratto anche un’altra scuola; morale, c’è più gente che sulle piste. Nell’ultima parte slalomiamo nel bosco, cosa assai ganza, che fornisce agli esordienti sci alpinisti alcune prime giustificazioni delle altrimenti insensate levatacce e faticacce. Nessuno centra i pini, la selezione della prova in pista è servita.

La liturgia della seconda uscita prevede l’esercitazione Arva. Ormai la Sacra Rappresentazione ha attori e ritmi collaudati: c’è il Sepolto, i Soccorritori Ardimentosi, il Superstite Angosciato. Il Direttore emerito fornisce il commento fuori campo, come il Coro greco. Lo scavo rivela che sotto di noi c’è oltre un metro di neve.

Quando arriviamo al bus, nel cielo si sta facendo largo una macchia azzurra. Sta a vedere che siamo riusciti ad azzeccare l’unica finestra di mal tempo. Manco Fantozzi.

Imbandiamo un rimorchio nel posteggio con zizzone di Battipaglia, Lambrusco, dolcini al cocco ed altre prelibatezze, per finire in bellezza.

Missa est, andate in pace.

 Cavùr

Ed ora ecco le foto

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