Non ce l’ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.
Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Wislawa Szymborska
La mirabile poetessa polacca (premio Nobel per la poesia, se non la conoscete con pochi colpi di mouse potete leggere poesie di originalità ed incanto eccezionali) non credo immaginasse quanto i suoi versi siano calzanti per lo stato d’animo dello sci alpinista in questo lasso di stagione…
Non si sa come vestirsi… Non si sa che gite fare…
Per le gite fortunatamente vigila il Diretùr, che con l’aiuto di sofisticati algoritmi seleziona l’area migliore tra Santa Teresa di Gallura e Gorizia, e poi trascina volontari – specie istruttrici di fresca nomina – per una verifica sul campo, alla vigilia della gita. In calce un’antica stampa, che raffigura il Diretùr in ricerca.
La meta prescelta è infine il Monte Cugulet, di m. 2495, con partenza da Sampeyre, quota 1000m tondi.
La lungimiranza del Venerabile ha introdotto in quest’uscita una variante agevolativa, l’uso della seggiovia, che ci porta alla quota di 1450m, facendoci risparmiare una scarpinata su versanti dove la neve è scomparsa e fioriscono le primule.
E’ un bel Direttore!!!
Il momento più impegnativo di un’uscita, di solito, sono le “gucie” su pendii ripidi; in questo caso è stata la salita sui seggiolini biposto, complicata all’inverosimile da molteplici varianti adottate dai non avvezzi sci alpinisti: da solo con sci, in due senza sci, sci da soli, ammucchiata di sci.
In calce foto dello sci alpinista Laocoonte sulla seggiovia del monte Olimpo.
Contro ogni pronostico, sbarchiamo sani e salvi, e iniziamo la salita.
La neve è già un po’ mola… ma anticipare la levataccia, con l’aggravante dell’ora legale, ci avrebbe dato il colpo di grazia, e qualcuno si sarebbe sicuramente addormentato sulla seggiovia … che non è bello…
La salita è regolare, giusto qualche pendio più ripido, che attraversiamo passando tra le tracce di precedenti valanghe. L’invito a compattare i gruppi ed a salire distanziati – complice qualche timore – trova gli allievi sensibili e ricettivi.
Dalla cima – colmati i 1000 metri di dislivello – il panorama è spettacolare, anche se il cielo è meno azzurro di quanto si vorrebbe (ma si sa, il cielo è azzurrissimo prevalentemente in settimana, quando uno è inchiodato al lavoro..), e la temperatura accettabile per foto e chiacchiere.
Discesa non agevolissima; si rimpiange la neve soffice della precedente uscita.. ovviamente c’è chi, con qualsiasi condizione, scia da dio… e fa pure le serpentine… Ma la cosa non mi riguarda…
Peraltro, l’ultimo tratto è sulle piste battute… lì è facile..
In basso ci aspetta la ricerca Arva.. croce e delizia… chi credeva di averla scampata, grazie al tempo inclemente delle precedenti uscite, deve ricredersi… sci alpinisti vagolano qua e là come rabdomanti, ingaggiando sfide su chi ce l’ha più lungo (il segnale); gli sciatori delle vicine piste ci guadano con curiosità (“avranno perso le lenti a contatto?”).
Caliamo fino all’intermedio della seggiovia, dove – forti dell’esperienza – saliamo con un decimo dei rischi e del tempo rispetto all’andata …
Si conclude con le consuete libagioni al bus; rientriamo a Torino con un piacevole sapore di fragola in bocca ..
Nota finale.
Cassata la proposta di effettuare la prossima uscita al Monte di Portofino, con primo tratto in pedalò, si è programmato il Monte Thabor, con pernottamento al Refuge du Thabor …che non ha disponibilità per tutti… Gli aggregati è già miracoloso se trovano posto sul bus… quindi nessuna speranza… Ove sentiate, nottetempo, qualcuno che bussa alla porta, sono io… se mi fate entrare sto buono e bravo, e vi leggo anche le poesie della Szymborska.
Ciò un’età… Mica la reggo una notte in truna….
In attesa della prossima, Buona Pasqua a tutti!!
Cavùr
… forse una notte in truna no … però su un ramo …
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