Uscita 3 del 5/03/17 – Col di Vers

Eccoci alla cronaca della terza uscita!

Tutto comincia con animi forse un poco sottotono: la meteo del sabato prevede forti venti da ovest, nubi e nevicate che potrebbero abbattere gli spiriti del gruppo se sommati alla sveglia pre-alba. Ciononostante, alle 6.15 ci presentiamo come buoni operai davanti ai cancelli della Fiat, pronti a sgobbare non per la paga, ma per l’appagamento di una giornata sugli sci.

Nel clima nebbioso che incontriamo uscendo da Torino, qualcuno approfitta della luce ancora rada per sonnecchiare,  qualcun altro si prepara psicologicamente per una giornata senza sole. In particolare gli allievi ripetenti, che hanno ormai sviluppato l’abitudine e una rassegnata attitudine alle uscite con maltempo fisso.

Uomini di poca fede! Il tempo di vivere all’interno dell’autobus in un microclima tropicale, tra turbinii freddi tipo blizzard, e poi ancora in una stabile temperatura ‘Algeria d’estate’, ecco che la magia: apriti cielo! Letteralmente. Sopra i frutteti e le montagne di cassette per il trasporto di mele, pere, kiwi (e non so cosa diamine cresca su quegli alberi) risplende il sole senza una nuvola a turbarlo. Il morale della truppa sale con la temperatura africana, e gli autobus carichi avanzano verso la Val Variata.

Con un pit-stop degno degli ingegneri Ferrari, il Diretur ci informa della destinazione ultima agognata, il Col de Vers con partenza dal paese di Bellino. La battuta qui ve la risparmio..

E si giunge quindi ai cancelletti di partenza ma.. orrore! Il Nemico*! La SUCAI! Ancora peggio, snowboarders! Il battaglione avversario ha già guadagnato il parcheggio e ci guarda in cagnesco con fare aggressivo mentre avanziamo tra di loro. Ma come dice quell’adagio di montagna, CAI che abbaia non morde. Non ci lasciamo intimidire, e anche la questione parcheggio sarà regolata più avanti.

Viene a seguire il consueto valzer dei preparativi: il sempre attuale gioco del ‘trova il tuo compagno’, la disperata corsa al bagno e il serissimo test artva.

Pronti? Via! Le pelli scivolano sull’abbondante neve fresca.

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Il gruppo marcia di buon passo, in testa al gruppo gli istruttori valutano con esperienza le linee di salita: a destra, pendenza, esposizione al sole, accumuli da vento; a sinistra linee dolci, ombra e manto più omogeneo. Gli apripista battono la traccia in testa al gruppo,  lasciandosi dietro un’autostrada a quattro corsie che, con tanto di aree di sosta, sinuosa sale sui pendii. Con disciplina di neo-patentati manteniamo la distanza di sicurezza nei punti più critici, incrociando talvolta le traiettorie degli ciaspolatori tavola-muniti, da cui, per fortuna, ci separiamo presto. Metro dopo metro,  il serpentone allungato scivola su per la valle, fino al colle dove già viene respinto indietro a qualche decina di metri più in basso dal freddo vento. Qualche intrepido (o sconsiderato) osa salire sul piccolo promontorio di roccia in mezzo al colle per ammirare il paesaggio: personalmente, questi ultimi metri sono stati la continuazione sul campo della lezione di mercoledì scorso su congelamento e ipotermia.

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Per fortuna, dopo il rito dello spellamento e del tè caldo, la discesa è divina! Urla di gioia! Resterà probabilmente la più bella della stagione – qualcuno propone anche di ripellare. Per sfortuna, la morfologia ci è avversa e siamo costretti a 20 interminabili metri saliti a scaletta; la truppa soffre in silenzio.

Alla soddisfazione per la bella giornata sugli sci si aggiunge la consueta scorpacciata di torte, crostate, vino e birra per ricostituire le riserve di glicogeno (giusto, dottore?).  Rivestiti, rifocillati e senza fretta alcuna causa blocco del traffico in città, resta ancora il tempo per far rispettare la gerarchia tra le sezioni torinesi: all’appello del boss, volontari imberbi e altrettanti canuti spostano di peso una Fiat Punto targata SUCAI con tanta facilità che sarebbe parso un esercizio di defaticamento, non fosse stata l’automobile in mezzo alla strada.

Alla prossima!

Francesco

*Ogni riferimento a inferiorità dei tavolari SUCAI potrebbe essere puramente casuale. Potrebbe.

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