Uscita 3 del 04.03.2012: Rocca la Marchisa

La Valle di Bellino non delude mai! Una bella gita si riesce sempre a fare. E che ci fossero discrete condizioni si è capito all’arrivo al parcheggio del Melezet: un pienone di auto ed un pullman, scuola di Coazze, di Asti, di Orbassano, ciaspolari di Savigliano, il mondo dello scialp piemontese. Ma la Valle di Bellino offre innumerevoli gite e non molti avevano optato per la Marchisa. E del sole che ci ha accompagnato fino a metà discesa? In pianura pioggia, con noi il sole!

Ma le fantastiche impressioni della gita questa volta sono appannaggio della coppia Giulia-Simona, a seguire, sotto lo slide show!

Ci sono cose che ad un istruttore di scialpinismo proprio non puoi dire. La prima è che ti piace, anche, ciaspolare. Il volto dell’interlocutore assume subito espressioni a metà tra lo sdegno e l’incredulità, la vergogna (per lo sfortunato amante delle racchette da neve, s’intende) e la bonaria derisione. La seconda è che ti sei dimenticato di portare le libagioni per il mitico momento del dopo gita. A questa rivelazione l’espressione del volto diventa un misto tra delusione (porca vacca, già che me lo/la porto in gita… almeno un impegno in cucina…!) e pietà (chissà se avrà il coraggio di mangiare cibarie altrui, pur senza averne portate?). E per finire, l’altra cosa che proprio non puoi dire è che, dopo innumerevoli e deprecabili tentativi ti sembra quasi di aver imparato il “punto e virgola”. Ti guarderà attonito con occhi sbarrati e ti chiederà come minimo di cosa parli… Il manuale dello scialpinismo “la” chiama “inversione di marcia”. Nel gergo dei praticanti esperti diventa “la gucia”. Ma se sei un praticante alle prime armi, e non osi fare tua un’espressione che ritieni di spettanza solo dei più esperti… non dire comunque mai “punto e virgola”.

Ma visto che, in fondo, una gita scialpinistica è anche e soprattutto questione di punteggiatura… ecco qui un breve resoconto della gita a Rocca la Marchisa che inizia, come tutti i resoconti della SSACAIUGET degli ultimi decenni con i complimenti al Direttore (e a tutto il team istruttori – aggiungiamo noi) per aver scelto un itinerario che ci ha regalato una favolosa giornata di neve e di sole, in barba al brutto tempo cittadino! Olè!

Sveglia alle cinque, partenza in pullman al buio, poche ore di sonno alle spalle… niente di tutto questo abbatte l’entusiasmo delle nuove leve, che, senza dire “fresche e pimpanti” ma almeno “felici e piene di buona volontà” affrontano la gita. Il pullman parcheggia nei pressi del rifugio Melezè, comune di Bellino, il paese delle meridiane, e da lì parte la terza gita di quest’anno. E da qui parte il racconto dello scialpinismo, secondo noi.

LA VIRGOLA. La virgola è una breve pausa durante la salita. Ti svesti, ti rivesti, bevi un po’, mangi qualcosa, cerchi gli occhiali, metti la crema, prendi la bussola, fai la foto… La gita è costellata da innumerevoli e adorabili virgole. I 1250 metri di dislivello per Rocca la Marchisa hanno avuto un buon numero di indispensabili e simpatiche virgole. Viva le virgole!

I DUE PUNTI. Durante l’ultima lezione abbiamo parlato di: cartografia, orientamento, bussole, altimetri, puntamenti, progressione nella nebbia… Insomma, un elenco lungo. Durante la gita si cerca di mettere in pratica quanto spiegato. Abbiamo ormai fatto quattro uscite, e le sottoscritte si sono sempre trovate in gruppo con istruttori diversi. Ma è possibile, ci chiediamo, che ogni volta si abbia l’impressione comune di essere finite con i più esperti sul tema: tecniche di salita e discesa, osservazione del manto nevoso, competenze cartografiche?! Ecco allora che tra i segni d’interpunzione della gita i due punti sono decisamente un ripasso didattico sugli argomenti della lezione teorica condotto da istruttori super preparati. Ci si ferma un po’, si ragiona, si cerca di capire, si capisce di non capire, non tutto almeno, e poi si riparte, più o meno perplesse sugli aspetti didattici. I due punti sono utili, niente da dire.

IL PUNTO FERMO. Be’, la vetta è un punto fermo, non c’è dubbio. Una lunga (non troppo) pausa alla fine di un periodo. E’ l’arrivo, la soddisfazione, la gioia, il cambio delle magliette sudate, il riposo e soprattutto il pranzo! Ma è un punto anche quello che si usa per le abbreviazioni. Una gita che non si conclude in vetta avrà comunque, e forse a maggior ragione, un bel punto (d’abbreviazione) da cui poi ripartire. Il punto fermo è anche un “punto e a capo”. Dalla vetta in poi si cambia musica e c’è chi (forse solo una…) inizia a sentire la bellezza della gita scolorare, per lasciare il posto al momento molto molto critico della discesa (ahi ahi ahi). Eccetera o ecc.

IL PUNTO ESCLAMATIVO. Finalmente si scende! Eccitazione, meraviglia, entusiasmo, divertimento… Tra gli scialpinisti esperti si usano espressioni come “buone curve!”, “buona discesa!”, e naturalmente “divertiti!”. In effetti le condizioni della neve dei pendii bellinesi erano buone per fare divertire tutti, bravi e meno bravi. Varie le tipologie del manto nevoso incontrato: da farinoso a più compatto, da crostoso croccante a crostoso maledetto, da quasi battuto come in pista a bagnato morbido. Insomma, alla fine la discesa è il vero motivo per cui si affronta la salita. Quindi viva le discese esclamative, entusiasmanti, stilose e zigzaganti (ne abbiamo viste tante…)! E viva pure tutte le altre!

IL PUNTO INTERROGATIVO. Il valore imprescindibile del dubbio. La domanda più importante e crediamo ricorrente è: riusciremo mai a sciare come i nostri istruttori? No. Riusciremo mai a sciare bene come i compagni di gita? No. Riusciremo mai a scendere con un certo divertimento, spensieratezza, velocità e stile? Forse. Riuscirò mai, una di noi due in particolare, a sudare di meno in discesa che in salita? Chi lo sa… Domande, queste, che non hanno risposta nel breve periodo. Allora forse, in fase di discesa, conviene di più concentrarsi su domande le cui risposte esistono eccome, e sono a portata di mano. I nostri migliori pensieri durante i passaggi più tecnici della discesa sono: cosa ci sarà da mangiare all’arrivo? cosa avranno portato gli altri? qualcuno avrà portato un vino? ci sarà una birra? e se ci sarà, riuscirò a berne una? La gita scialpinistica è costellata di dubbi. Alcuni di questi trovano la loro risposta nella caotica merenda a bordo pullman interrotta solo dall’inesorabile segnale di fine gita dato dal povero autista che riaccende il motore. Come le luci in discoteca.

IL PUNTO MISTO. E’ un segno d’interpunzione non così frequente ma che ben si adatta alla seguente domanda: Ma chi me l’ha fatto fare?! Ssssssssst, non cerchiamo una risposta, è bello dirlo, tutto qui.

I PUNTINI SOSPENSIVI. Tra una gita e l’altra non possono che esserci dei puntini di sospensione. Una lunga pausa dopo la quale ci si ritrova e si parte, da capo. Arrivederci Rocca la Marchisa, rifugio Melezè, valle di Bellino e arrivederci ai compagni di gita e agli istruttori. E arrivederci a quelle favolose ravioles ripiene di formaggio che, ahinoi, non abbiamo mangiato… ma torniamo e completiamo il lavoro!

Siamo alla fine, si torna a casa. Pare che dalla prossima uscita riparta il rito delle canzoni, come le vere gite dei ggiovani (olè!). Allora ne approfittiamo per un appello: portate una chitarra! Ci sarà qualcuno che suona la chitarra, no?

Salutandovi indistitamente, Giulia e Simona. Che siamo noi.

Chiudiamo con questa chicca della storia del cinema, e della punteggiatura: Totò, Peppino e la… malafemmina
[…]
Punto! Due punti!… ma sì, fai vedere che abbondiamo… Abbondandis’id abbondandum… (Antonio) [rivolto a Peppino]
Punto, punto e virgola… punto e punto e virgola. Lascia fare… poi dicono che siamo provinciali siamo tirati… Salutandovi indistintamente, salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi. Che siamo noi. (Antonio) [rivolto a Peppino]

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