Uscita 8 del 14-15.5.2005: Albaron di Savoia

**Relazione del Gruppo di ImperiaSanremo (Scuola Raimondo Siccardi)**

Siamo in 7; Piove. Salita al rifugio: camminiamo poco (20 min) per poi inforcare gli sci. La neve è molle, il tempo perturbato. Il gruppo di Torino (chiamarlo gruppo è dir poco….ci vogliono 5 dei nostri corsi per essere così tanti raffiche di gente) ci raggiunge. Un po’ di nebbia ci infastidisce ma si dirada sempre più. Giunti al rifugio esce anche il sole. Cerchiamo un posticino per fare qualche manovra di esercitazione (noi si che siamo seri….mentre il “GRUPPO” sta riposando e bevendo tranquillamente in rifugio). Fa freddo ed è ora di cena, basta con le manovre e andiamo a pappa. La nuvola di gente (sempre loro….i Torinesi) ha occupato tutti i posti della tavolata. Panico: dove mangiamo? Il gestore, con un po’ di nervosismo, riesce a ricavare qualche posticino anche per noi, rimproverandoci per il ritardo. Il rifugio è piuttosto “trasandato”, come molti rifugi francesi. I piatti, a causa di strane manovre coreografiche, rischiano di finire in testa ai commensali. Comunque tutto fa allegria, il cibo discreto (dipende dai punti di vista) e abbondante.
Al mattino solita domanda: ma perché non sono nel mio bel lettuccio imperiese a tirare un ronfata fino alle 11 e poi un bel bagno al mare vista la stagione? Qui non c’è neanche l’acqua (ghiacciata) per lavarsi il muso e i denti. Ci imbraghiamo e ci affrettiamo per partire il più presto possibile. La colazione arriva con tempi biblici. SGRUNT!!! Uno si alza presto per aspettare una fetta di pane!!!
Un po’ incarogniti cominciamo l’escursione. Dopo il pianoro e la prima rampa la risposta alla domanda: ecco perché non sono nel letto imperiese; ambiente spettacolare, esce il sole, la neve è bella, la compagnia pure. Si profila una giornatona. La cresta finale per raggiungere la vetta è adrenalinica ma senza esagerazione, una cosa giusta. La mia picca “di plastica” che “rimbalza” sull’unico pezzo di ghiaccio VERO mi fa penare su un passaggio (però è leggera!!!). Luca mi presta la sua e procediamo. In vetta foto di rito (il Bianco e il dente del gigante sono ben riconoscibili). Poi calata in doppia sul versante opposto e inizia lo sballo della discesa. Neve da “macacchi” (come dice il nostro direttore G. Salesi) ), pendio interminabile. Urliamo come bambini, sembriamo gli unni all’assalto. Pure i quadricipiti urlano e sembrano dire: ” va bene che la neve è bella e il pendio divertente, ma, BELIN!, dammi un po’ di respiro!!!”
Peccato che alla fine ci sia una camminata un po’ noiosetta.
Però ci aspetta la mangiata finale.
Monica, è già spiaccicata al sole, e già pensa alla prossima e propone un gitone da 2000 metri di dislivello. URGH! adesso mi riposo per 3 giorni, poi se ne parla!!!
Salumi formaggi e vino, Il “brusso” di Giampiero è gettonato, lo strudel dei torinesi innesca la rissa. Chi riesce ad agguantarne una fetta e la vuole mangiar più tardi deve fare la guardia ringhiando a chi si avvicina. Le fragole di Fabio riscuotono il maggior successo, tanto che il proprietario fa fatica ad assaggiarle. Franco distribuisce canditi ricoperti di cioccolato (di Renato) in una ciotola (agitandola). Sembriamo gatti al suono dei croccantini.
“Finiu u film”, si torna a casa.
………….”Ma ‘sti 2000 metri: che roba è? .” .. il prossimo film.

Carlo – Imperia

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