Certosa di Pesio (860m) – casino del Car (1860m, dislivello 1000m) – piano del Carset (1960m, dislivello 1100m)
Bastano i primi km in autostrada per risolvere la domanda mattutina di ogni gita… ma ne val la pena?
Vale anche se la parte dura e’ ancora da venire.
La luce che via via si fa’ piu’ intensa e perde di colore sui monti innevati ancora lontani e’ di ottimo auspicio per questa terza uscita del corso.
La pianura scorre e l’autobus permette una vista diversa per chi e’ solito percorrere le strade alla quota di automobili o moto… prossimo acquisto un autobus? Meglio farci qualche un pensierino.
Il punto di partenza, Certosa di Pesio, scelto con un occhio al meteo e l’altro ai bollettini non ha per nulla l’aria di un ripiego; la valle si raggiunge velocemente ma ha ancora il fascino dei posti isolati.
Lungo la statale, sonnecchiosi si sbrigano le consuete faccende organizzative e fuori si vede che c’è tanta neve, ma proprio tanta che alterna un pensiero di goduto stupore a qualche preoccupazione per la sua stabilita’.
Appena arrivati e mentre allegramente ci si prepara (dall’esterno dobbiamo apparire come un variopinto gregge che invece di campanacci ha i beep degli arva in prova), alcune vedette son mandate in avanscoperta al baretto per programmare l’assalto che verra’ portato a termine in grande stile al ritorno; niente e’ lasciato al caso… a parte le scelte nei primi bivi della strada forestale che percorriamo nel tratto iniziale.
Subito sci ai piedi nonostante la bassa quota (860 m), un lusso negli ultimi anni, si sale nel bosco seguendo la strada ma si sale poco, le lingue non sono ancora a penzoloni e c’è il tempo e gli spazi per parlare di neve, montagne e sci, ma anche del più e del meno.
Ci accompagna anche una persona con le ciaspole, le sue esperienze e punto di vista sono interessanti, tutto questo fino all’imbocco del ripido canalone che rimette in quadro i conti della pendenza media.
Il gruppo si sgrana, buttiamo lì che lo si fà per sicurezza ma ciascuno di noi allievi sa che è solo uno degli elementi che concorrono, le continue inversioni e la neve farinosamente fantastica e promettente per la discesa si fanno sentire nelle gambe.
Guardando indietro il nostro serpentone adagiato sul ripido pendio è spettacolare, in avanti… si ripropone la domanda iniziale.
Cercando di memorizzare i resti sfortunati di qualche albero travolto che potra’ esser pericoloso in discesa, si arriva al temine del bosco e del canalone, magnifico.
Un “passo” dopo l’altro lo sguardo guadagna spazi di visibilità sulla valle e poi chilometri a decine di pianura… certo che ne val la pena!!
Si additano cittadine e strade, monti e cime in un gioco che non stanca mai.
Ora siamo al sole, la temperatura è un giusto compromesso, non c’è vento, condizioni ideali.
Al casino del Car (1860 m) ci si concede una pausa e si ascolta la radio… il diretur trasmette in diretta l’ascesa lungo la spalla.
Come, dove e perchè.
Molto interessante e non c’è nessuna ironia in queste parole, la situazione sembra un esercizio creato ad uso didattico, nel frattempo in lontananza si sentono i suoni di distacchi e nei pendii intorno si scorgono molte tracce di valanghe dei giorni precedenti, tutte a lastroni!!! brrr
Qualcuno si ferma, c’è già da esserne più che soddisfatti, altri montano i coltelli.
Seguendo la via tracciata in sicurezza si arriva al piano del Carset quota 1960 m, la vista si apre anche sul Marguareis. Ci si ferma e prepara per la discesa ma i gruppi più esperti si spingono oltre verso la via che porta alla vetta del Cars (2217 m).
Come fosse da quelle parti non è dato sapere.
Per una maggiore sicurezza la prima parte della discesa la si fa all’interno di un “half pipe” tracciato dagli istruttori… ogni gita si impara qualcosa di veramente inaspettato.
Dario in posizione strategica dispensa a gran voce consigli e/o rimproveri.
Fin sulla strada pendi e neve fantastici.
Ripercorsa in senso opposto sembra impossibile fosse così lunga già all’andata.
Comprensibili le espressioni tra lo stupefatto e il preoccupato di chi si stava facendo una passeggiata in tranquillità e si vede sfilare una sessantina di persone fameliche.
I tratti in contropendenza spremono le nostre ultime energie.
Le libagioni all’autobus le rifondono con gli interessi… la gita è anche un esperienza gastronomica interessante.
La possibilità del caffè al baretto andrebbe inserito nella carta dei diritti delle persone!!!
Viaggio di rientro senza intoppi.
Fortuna o capacità di scelta che importa?
Finchè i risultati son giornate così… quando sento parlar di crosta penso al bordo delle torte.
Ho come il presentimento che la quarta gita sarà altrettanto bella :-), un pò di soddisfazione per i tanti assenti alla stupenda terza.
Luca e Massimo
Le foto…