Relazione su uscita del 25-26 aprile 2015. Partenza il 25 da Terme di Valdieri m1368 slm, pernottamento alla Reale Casa di Caccia al piano del Valasco trasformata di recente in rifugio m 1763 slm, il giorno successivo salita al passo Prefouns m 2615 slm, non proseguita per testa di Tablasses per nebbia…
Uhu! Che …palle!! Vero? Ricomincio.
Domenica 26 pomeriggio. Arrivo a casa. Pelli appese all’armadio dello studio, fuori le scarpette dagli scarponi. Asciugare gli sci. Svuotare lo zaino. E poi doccia. E via al computer a scrivere di oggi. La cena può attendere, anche perché gli agnolotti burro e salvia ed il tagliere misto salumi formaggi sono ancora lì che stanno rimpiazzando e oltre quel poco di ciccia perso nelle fatiche della giornata (ne assaggiamo solo un pochino, tanto per gradire, un boccone da uccellino, i mignoli alzati…e poi tutti a lanciarsi come belve affamate, grazie che siano stati restituiti i taglieri senza segni di incisivi). E’ accaduto così: il Diretur: “chi vuole offrirsi per la relazione di oggi? Sarebbe bene un giovane…” Una voce isolata fa il mio nome e poi il plebiscito, l’ovazione: Leonardo, che ha fatto il compleanno! Ecchè, non si è giovani a 59 anni?! Vuoi forse esserlo a 20 ?! Mi tocca. E tocca anche a voi leggere le mie divagazioni sul tema.
Tutto cominciò il sabato (mattina). Voi, istruttori ribelli, o semplicemente sconsiderati. Avete osato accaparrarvi sin dal mattino alcuni allievi (ehm! soprattutto allieve…beh non ho fatto un’indagine, magari qualche maschione c’era pure) per portarvele sui monti senza il permesso di Dariodiretur? C’erano secondi, terzi, quarti o quinti fini? Ai posteri l’ardua sentenza (non c’entra un granché ma fa citazione dotta).
Non lo sapevate che il Dariodiretur (d’ora in avanti abbreviato con D.) è Giove Pluvio, e che ad un suo cenno del capo scatena fulmini e saette e pioggia a catinelle, trasforma innocui rigagnoli in torrenti da guadare (senza bagnare le pelli!!!), e la neve da “crosta portante” in “pappa sguazzante”, ed i rami della foresta si animano per ghermire gli sci degli incauti che l’attraversano, imprigionarli nel loro intrico e disfarne le solette?
Insomma: il racconto di Thea della salita al colletto del Valasco ricordava le peripezie di Frodo con nani ed elfi nella terra di Mordor. Ed a rifletterci mi sorge un dubbio: il D. sarà imparentato con Gandalf o con Sauron?
E’ stato un monito, uno scappellotto meteorologico, più forte di ogni reprimenda. La scuola deve uscire compatta, ed i programmi si rispettano. Altrimenti: giù acqua!
Ed infatti. Noi che siamo stati bravi ( non dateci subito dei secchioni, dei lecca…), noi che alle ore 14 eravamo alla FIAT a timbrare il cartellino, noi siamo arrivati al Rifugio del Valasco asciutti asciutti. E sono arrivate asciutte ed intatte le innumerevoli bottiglie di vino, le decine di spartiti per chitarra, i due chili di borgosandalmazzesi di Oliva. Quindi: sci in spalla, scarponi ai piedi e salita al rifugio senza storia.
La storia inizia al rifugio. Poco scialpinistica e molto godereccia. Ve li ricordate quei rifugi dove alle 10 si spengono le luci e tutti gli sportivi della montagna sono a letto (a russare, rantolare, fare puzzette…). Scordateveli. Alle 10 di sera ancora tutti stretti intorno alla chitarra ottimamente ed encomiabilmente suonata da Luigi (oh! signur, che pasiensa!), con tanti spartiti quanti neppure la sinfonica della RAI. E tanti ululati e stecche che il fantasma di re Vittorio (non Barella, per il momento è solo vicerè) è stato visto scappare a gambe levate nonostante la pioggia. Ma il diritto a cantare soprattutto in montagna e soprattutto dopo un’inimmaginabile numero di bottiglie di nebbiolo, grignolino e pure di moscato è stato sacrosantamente decretato il 25 aprile 1945 e solennemente applicato il 25 aprile 2015 anche per le cioche fruste (trad. dal piemontese: stonati come una campana rotta). Evviva la libertà! Il coretto dedicato me lo son preso anch’io che il 25 aprile ci son nato, il classico “tanti auguri a te…” che prosegue con “e la torta a me…”. Confesso che avrei avuto qualche difficoltà a portare su una torta di panna a 3 piani in equilibrio sullo zaino. Magari con un piccolo scialp di cioccolato in cima. E le candeline avrebbero dato fuoco al rifugio. Evviva Oliva!
Torniamo a parlare di sci.
Fondamentali per lo scialp sono le finestre. Non quelle da cui defenestrare chi russa. Neppure quelle spazio-temporali per passare da una galassia all’altra in un amen. Quelle di bel tempo. Un’attenta ed accurata compulsazione dei 120 siti di previsioni meteo permette al D. di stabilire con precisione al minuto secondo il timing della finestra temporale in cui poter svolgere la gita. E’ un procedimento altamente scientifico, basato su analisi statistiche accurate. Il D. lo chiama “il lato B”.
Gli è che domenica mattina, partenza alle 7, se proprio soleggiato non è, non piove e la visibilità è buona e si mantiene tale per tutta la gita sino al ritorno alle auto.
Come descrivere la salita? In effetti la visiera del berretto calcato sugli occhi e l’impegno a strisciare passo dopo passo gli sci (ed a raccogliere la lingua che tenta di strisciare anch’essa per terra) tendono a limitare un po’ l’apprezzamento dei paesaggi e dei passaggi tecnici. E tuttavia abbiamo passato proprio dei bei valloni, sovrastati da placche di granito in un bell’itinerario, talora un po’ da stambecchi quando dopo un traverso siamo scesi sci in mano tra le rocce. E bravo Filippo che hai evitato al tuo gruppo di dover scalettare in discesa come gli altri. Bella la salita al colle dopo aver deposto gli sci poco sotto. Peccato per la nebbia ed il vento proprio in cima che hanno sconsigliato di proseguire per il giro preventivato. Bella la discesa per lo stesso tratto con la corda che era stata messa lì solo per farci vedere come son fatti i nodi a palla. Perché nessuno si è sognato di toccarla finchè non son giunte le proteste dall’alto “e che l’abbiamo messa lì a fare se non l’usate?!” Per non offendere…l’abbiamo usata… Bella anche la discesa in sci con una neve di consistenza un po’ variabile, ma con pendii in alto uniformi sciabili anche da una ciofeca come me con soddisfazione (non più di 10 curve di fila, poi lingua a striscio come il lupo de “La spada nella roccia”, per chi se lo ricorda.). Gratificato dal Gianfranco che mi dice ” ma no, come tecnica vai benissimo…” Com’è buono lui!
In basso divertente il percorso trialistico: passaggio del ruscello, salto del ramo, gioca a schivare l’albero. Ogni tanto un urlo “pietra!!” Ogni tanto un crack sotto la soletta… C’è chi prova lo sci di prato o di pietre. Pochi metri ma ben accidentati. Per la pigrizia di togliersi gli sci o per avere una scusa per cambiarli l’anno prossimo?
Top nella piana dopo il rifugio: guado del torrentello sci ai piedi, pietra nascosta e bagno rinfrescante dopo le fatiche della giornata ( si dice il peccato ma non l’istruttore: fatevelo raccontare da lui).
Ancora un po’ di sci dopo aver lasciato il rifugio senza neppure una birretta (sigh!): si temeva di prendere pioggia nello scendere a Terme. Ma così non è stato, per fortuna. Sci da fondo per la piana del Valasco e poi giù sul fianco destro della vallata, traversando su coni di valanga e risparmiando un bel po’ di strada ai piedi martirizzati dagli scarponi.
Bravo Dariodiretur: bella gita, ben tracciata, ben riuscita e con anche il lato B che ha fatto la sua parte! Chi voleva andare in alto è rimasto fermo (vedi Mezzalama, rimandato) e noi, partendo dai milleetre ci siam fatti la nostra bella giornata.
E poichè tutti i salmi finiscono in gloria e tutte le storie di Asterix finiscono con un banchetto di cinghiali la gita è finita a Sant’Anna di Valdieri, con agnolotti, salamotti e formaggiotti, di cui già si disse. E vino. E birra. E dopo niente palloncino, per fortuna. E non abbiamo neppure appeso il bardo all’albero (Luigi, ti è andata bene!).
Pensierino della sera dell’autore: non credo che questa relazione possa essere adatta all’annuario degli itinerari del CAI (se esiste) e neppure a Gulliver. Però è stata una bella uscita con una gran bella compagnia e questo volevo raccontarvi!
Leonardo
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