Sembra incredibile, ma siamo già arrivati alla quarta gita. Si sta quindi per completare la prima parte di questo favoloso corso di sci alpinismo. Eppure mi sembra ancora di vederci tutti a bordo pista allo Jafferau, gli aspiranti allievi in attesa di sapere che ne sarebbe stato della prova in pista appena svolta, gli istruttori a deciderne la sorte!
Ripercorriamo con la mente le domeniche di corso che si sono succedute dopo quella giornata in pista, ripensando alle gioie ed alle fatiche affrontate in quei giorni e chiedendoci che cosa ci aspetterà questa volta.
Appena partiti, abbiamo una sorpresa: la destinazione è cambiata, scopriamo di essere diretti verso la valle di Susa, precisamente all’imbocco della strada per Solomiac, lungo la statale del Colle del Monginevro, da cui partiremo alla volta della dorsale alle Rocce del Fraiteve. Il cambio di programma è dovuto ad un bollettino nivo-meteo non proprio rassicurante (con pericolo valanghe 3 su quasi la totalità dell’arco alpino), e determinante per la scelta di una gita che si sviluppi principalmente in un bosco.
Le gite che si svolgono in Val di Susa hanno il vantaggio che partono da zone raggiungibili in breve tempo, unica nota negativa: l’ordinario pisolino a bordo pullman dura di meno!
Così, dopo nemmeno un’ora di viaggio, ci ritroviamo con gli scarponi ai piedi e gli sci a spalle, in marcia verso il primo strato di neve buono ove montare sugli sci. Per fortuna, sono sufficienti due curve per trovare il manto innevato, perciò, in un attimo, la montagna viene invasa da tanti puntini colorati, che lentamente la risalgono. Seguiamo le tracce dei gruppi che ci precedono, risalendo in modo ordinato il pendio, che fortunatamente non si rivela mai troppo aspro.
Anche questa volta, come nelle gite precedenti, riconosciamo di essere stati fortunati con il meteo. Nonostante le previsioni pessime, il clima non sembra troppo ostile e riusciamo anche ad avere buone condizioni di visibilità, che, durante la salita, ci consentono di apprezzare il magnifico paesaggio che ci circonda: con il manto bianco, gli alberi scuri ed il cielo grigio, sembrerebbe di guardare una foto in bianco e nero, se non fosse per la nota di colore formata dagli scialpinisti.
Raggiungiamo la meta a quota 2370 metri dopo averne percorso un dislivello di 1120. Lungo la cresta, sotto le Rocce del Fraiteve, ritroviamo gli altri gruppi, qualcuno già pronto ad affrontare la discesa. Si è deciso di non raggiungere la punta per la troppa neve in quota, l’esposizione dei pendii soprastanti e una progressiva perdita di visibilità. Quindi, appena il tempo di togliere le pelli e fare uno spuntino veloce, che già stiamo fluttuando in una neve meravigliosa. E’ neve appena caduta, farinosa, non troppo compatta, non pesante e, grazie ai nostri istruttori, sempre alla ricerca della discesa perfetta, per buona parte la troviamo intonsa.
Scendiamo fino ad un gruppo di alpeggi dove ci fermiamo per il classico momento didattico: questa volta ci esercitiamo nell’utilizzo degli strumenti per la ricerca del sepolto da valanga, artva, pala e sonda. A turno, quindi, cerchiamo il “sepolto” con l’artva, sondiamo e spaliamo.
Terminate le esercitazioni, portiamo a termine anche la discesa.
E una volta al pullman, come di consueto e come accade nelle migliori manifestazioni sportive, il più appagante “terzo tempo” che si possa immaginare! Nemmeno il momento di togliere entrambi gli scarponi che abbiamo già una fetta di torta salata in una mano ed una lattina di birra nell’altra! Si banchetta alla grande, come sempre, e poi si riprende la via del ritorno, contenti e soddisfatti di aver portato a termine anche questa quarta “impresa”!
Irene e Chiara Salza
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