Domenica primo febbraio prima uscita con le pelli.
Indimenticabile sotto tutti i punti di vista! Perché per molti la prima in assoluto, per la compagnia, perché eravamo in tantissimi, per l’ambiente spettacolare, per i fedelissimi istruttori, ma soprattutto per il vento e la temperatura glaciale percepita.
La relazione? C’è, c’è! …. e a seguire lo slideshow!
Ore 6:30, tutti al ritrovo di Corso Agnelli, tutti caldi per la prima gita del corso. Caldi per via dei piumoni che ci sono rimasti attaccati addosso e dei cuscini che facciamo fatica a staccarci dal viso.
Ma c’è una novità. Quest’anno i bus che ci condurranno alla base delle vette sono due! Ci siamo allargati, e mica poco! D’altronde per festeggiare i 50 anni della Scuola di Scialpinismo del CAI Uget più si è meglio è.
- “Oh, allargata a chi?”
- “Ma no sista, non mi riferivo a te, ho detto ‘allargati’ ma intendevo in senso numerico…”
- “No, perché hai detto che più si è meglio è. Vuoi dire che sono tanta?”
- “Sì, sei anche tanta, ma stai ‘na bomba! Basta che respiri piano così non ti partono i bottoni, e ci salviamo gli occhi!”
Si sa, qualche mese di assenza dallo scialpinismo può comportare anche questo, ma noi non ci facciamo abbattere da nulla, men che meno da qualche chilo in più!
Partiamo ed il Diretur ci comunica la meta: andremo in Val Varaita, ci metteremo gli sci ai piedi a Bellino, a quota 1.812, ed arriveremo al Colle di Vers, quota 2.862. Metro più metro meno, sarà una gita che ci impegnerà per 1.050 metri di dislivello, non male come antipasto.
Il viaggio scivola veloce tra una chiacchiera, un sonnellino e la vista di Sua Maestà il Monviso, mentre le luci dei villaggi notturni, incastonate tra le montagne brune, a poco a poco si spengono e lasciano il posto all’alba, che regala al cielo magnifiche tinte violacee, rosa ed arancioni. La neve, dai riflessi azzurrini per via della notte, riassume il suo naturale colore col far del giorno.
- “Oh, Ti sei ingoiata un CD degli Articolo 31 e un libro di Leopardi contemporaneamente?”
- “Ma no, è che l’alba sui monti è uno spettacolo, mi piaceva rievocare la scena nella relazione per il sito della scuola… Comunque grazie, anche se mi hai detto che sono un incrocio tra una tamarra ed una secchiona, lo prendo come un complimento”
Giunti a Bellino, diamo il via alla vestizione, prova Artva e via, si parte! Il percorso si snoda semplice tra ponticelli, stradine, sentieri, qualche breve taglio su tratti leggermente più ripidi, falsipiani assolati. Quello che non manca mai sono le chiacchiere e l’ilarità, passiamo dalle risate ai canti alpini, ai coretti delle canzoni cult italiane anni ’70-‘80. E qui, giuro, diamo il meglio di noi.
Il vento inizia a farsi sentire, ma tutto sommato il sole splende, le nuvole sono rade e poco dense. Abbiamo percorso circa metà del nostro dislivello quando ci fermiamo nei pressi di una piccola baita per ricompattare il gruppo. Sosta per bisogni primari, primo su tutti… Cibo! Qualche snack, barrettina, formaggello e via, di nuovo su, verso il colle.
La seconda parte del percorso è decisamente più fredda. Il vento ormai è una costante, la vista del serpentone degli impavidi scialpinisti è annebbiata da folate di neve trascinata dal vento. Qualcuno perde l’uso delle mani, qualcuno della parola, altri parlano, sì, ma non si capisce bene quello che dicono perché l’attenzione è concentrata sulle stalattiti ghiacciate pendenti dal naso. A qualcun altro si ghiacciano altre parti del corpo (non specifico quali fossero, ma basti dire che il sole era di fronte, ed il vento spirava da dietro le nostre “schiene”…)
Mano a mano che saliamo troviamo cumuli di neve riportata, neve dura ventata, neve quasi ghiacciata, “crateri” e buche vicino alla meta. Immancabili pietre e pietrone scoperte dal vento. Un ringraziamento particolare a Vittorio Barella detto “Quark” per le spiegazioni sui tipi di neve..!
Arriviamo al colle dell’Anapurna (cfr. Frank!). Qui anziché i coretti anni ’70-’80 vorremmo intonare un “Salvaci Tu, Signore” (…e tienici i piedi per terra), ma il vento è talmente forte che non riusciamo ad aprire bocca.
Io mi sento come Fantozzi sulla spider di Calvoni in arrivo a Courmayeur. Abbiamo una diapositiva esplicativa
In fretta e furia spelliamo e ci prepariamo per la discesa, con 8 chili di neve nello zaino. Il percorso della discesa è lo stesso della salita, perciò non abbiamo grandi aspettative. In effetti la neve non è eccezionale, ma in alcuni tratti l’occasione di divertirci non manca (qualche pietrolina a parte!)
Torniamo al bus dopo aver percorso la stradina finale, neanche il tempo di toglierci gli sci che ci stiamo già scongelando all’interno del Rifugio Melezé dove, con l’aiuto di qualche genere di conforto, riprendiamo l’uso degli arti, delle estremità, ed anche della parola. Buon cuore del Diretur decide di posticipare alla prossima uscita la prova per la ricerca Artva. In compenso andiamo alla ricerca di un altro posto per il gozzoviglio post gita e per quel tipo di ricerca nessuno si tira indietro.
A bordo del bus, dunque, raggiungiamo la piazza centrale di Sampeyre, dove troviamo qualche asse di legno da imbandire con le leccornie e libagioni portate da tutti noi. Anche qui, come nei coretti ’70-’80, diamo il meglio! Ancora il tempo per qualche chiacchiera e qualche bicchiere (qualche…) e siamo di nuovo sulla via del ritorno.
“Dall’alba al tramonto”, film a puntate, uscita bisettimanale, ideato e prodotto dalla SSA del CAI Uget, prossimamente sui vostri schermi!
Stay tuned!
Le Marmotte
- “Sista, peso non ne abbiamo perso, anzi! Tra la neve caricata addosso ed ogni sorta di bontà trangugiata, abbiamo guadagnato qualche chilo!”
- “Meglio… per affrontare un vento così ci vuole un certo spessore…”
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