Uscita 8 del 13-14.5.2006: Entrelor

**By Gianfranca**

finalmente, dopo ben tre mesi e mezzo, è arrivata la tanto attesa “ultima gita”! Non se ne poteva veramente più di sveglie alle 5 del mattino, sabati sera letteralmente rovinati e, diciamolo pure, fatiche sovrumane… Ma forse questo è soltanto un modo di vivere come si può il lutto per la fine del corso… Torniamo alla gita. Come sempre, l’obiettivo ipotizzato la settimana precedente (lo Chateau des Dames) deve essere abbandonato a causa della copiosa nevicata di mercoledì notte: eh sì, si deve essere un po’ flessibili nello sci alpinismo … (però peccato, mi piaceva così tanto quel nome!), e si “ripiega” per una gita con pendii meno ripidi ma un pò più lunga: l’Entrelor, ben 1700 metri di dislivello. Devo dire che la cosa non ha preoccupato nessuno… no, no, proprio nessuno: infatti, alle 23 di sabato, quando io, Dario, Francy e Paolo giungiamo in albergo a Rhemes-Notre-Dame, non c’è più neanche l’ombra di uno sci-alpinista; tutti a nanna (“almeno il vice poteva aspettarci!”, avrà pensato Dario). Al mattino, nonostante l’ottima colazione (qualcuno ancora parla dello spezzatino della sera precedente) e un cielo che si sta preparando a regalarci una giornata divina, si vedono soltanto sguardi bassi, visi assonnati e qualche saluto buttato qua e là (un risveglio alle 4.50 non favorisce, di certo, l’immediata socializzazione). Ma, ben presto, il movimento dei corpi mette in moto qualche cervello e la giornata può dunque cominciare sotto i migliori auspici. I primi 400 metri li “voliamo”: sci in spalla (ma dov’è finito l’inverno?!?) e via di gran lena attraversando un piacevole boschetto di larici, e in non più di 50 minuti usciamo dal bosco raggiungendo il pianoro “neve-dotato”. A questo punto, sci ai piedi, la gita può cominciare: mancano, soltanto, 1300 metri, … forza! Di qui in poi: neve, neve e ancora neve (ma quanto ha nevicato?!?), pendii fantastici (pregustati, da lontano, dagli sciatori più esperti), sole a volontà, gruppo compatto e capace; insomma, come ultima gita non si può chiedere di più. Raggiungiamo la “pre-cima” abbastanza agevolmente, soprattutto grazie al percorso tracciato dal diretur (si vede la mano, cioè, il piede, del vero professionista) e l’Entrelor è lì che ci guarda da non molto lontano; lo salutiamo e ci accontentiamo di questo, visto il suo pendio non troppo sicuro. Contenti di cosa? Innanzitutto, metro più metro meno, ci portiamo a casa i nostri 1700 metri, e poi ci accontentiamo, per un attimo, di sentirci al centro del mondo, circondati da: Bianco, Cervino, Gran Paradiso, Grivola, Granta Parei, Tsanteleina e … foto e sorrisi a volontà. Tutto questo “ben di Dio” fa passare in secondo piano, ma solo per poco, la mancanza di una neve da discesa “con i fiocchi”; presto, tolte le pelli, si comincia la discesa e non c’è più pietà per (quasi) nessuno: un cimitero, una valanga di esperti sciatori che rotola giù dal pendio, (titolo postumo: Per un po’ di neve crostosa). In realtà, sappiamo come sciano da invidia. A questo punto, però, sorge spontanea una domanda: ma la neve trasformata esiste o è un’invenzione del CAI-UGET? Proseguiamo, ognuno come meglio può (consiglio per l’avucat: un bastoncino di riserva, vista la facilità con cui li distrugge), arriviamo alle baite nel pianoro, pausa rilassante e mangereccia per poi continuare con gli sci in spalla. Tornati a Rhemes-Notre-Dame, ci attende un banchetto di salumi, formaggi, focaccia (brava Monica!), torte e vino a volontà (anche per gli astemi, come direbbe Aldo), che ci fa rimpiangere la fine del corso. E con un po’ di tristezza, ma con grande soddisfazione, ci salutiamo con la promessa di rivederci, tra breve, alla cena di fine anno.

Gianfranca

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