Per la prima uscita del Corso della Scuola di Sci Alpinismo CAI UGET 2016 viene scelta come meta la Testa di Crevacol, nel Vallone del Gran San Bernardo (quota m. 2.650, 950 m. di dislivello).
Come in tutte le cose, iniziare bene è importante… e davvero non si poteva iniziare il nuovo Corso in maniera migliore!!!
La neve – in quest’inverno così avaro – era perfetta! Caduta copiosa nella notte, si era preparata per noi come una sposa adorna per il suo sposo: due metri di farina.
E la visibilità? Vogliamo parlare della visibilità? Qualcuno dalla cima è sicuro di aver scorto Rapallo… e la Liguria dalla Val d’Aosta è difficile vederla, si sa.
Temperatura perfetta, quel frescolino frizzante che non infastidisce e stimola ad una progressione pimpante.
Abbiamo anche assistito agli accoppiamenti di un branco di stambecchi, che – forse ringalluzziti dalla giornata spettacolare – hanno voluto anticipare la stagione degli amori.
Alla fine di una gita perfetta, con una meta raggiunta in scioltezza da tutto il gruppo ed una discesa che ha esaltato le doti sciistiche di ciascuno, il Direttore si è rivolto ad istruttori ed allievi, ed ha annunciato che la ricerca Artva non si sarebbe svolta: “La sicurezza è importante, ma in giornate baciate dagli dei è cosa buona e giusta, per godere appieno, essere gai e spensierati”.
Concludo con una notazione a margine: non a tutti interesserà, ma la Juve ha perso col Frosinone 3 -0, ed il Toro ha stravinto con punteggio tennistico sul Chievo.
Non è vero niente….
Io ‘sta relazione manco la volevo fare… ma hanno minacciato di negarmi l’accesso al bus e farmela fare a piedi da Torino, la prossima volta……
Ci siamo svegliati ad ora antelucana di una giornata che subito è apparsa sfigata ed uggiosa; a Crevacol fortunatamente c’era neve dal piazzale, caduta nella notte. Siamo saliti – su ripidi pendii resi infidi dai centimetri di neve fresca, spesso a lato delle piste chiuse del piccolo comprensorio – sotto una nevicata costante, che si è intensificata insieme al vento ed al freddo, mentre la visibilità di pari passo si azzerava.
Alla fine, persino il “sadismo della cima” ha ceduto il passo alle condizioni proibitive, e con un traverso siamo arrivati, mestamente, al termine di una seggiovia (quota 2.500, dopo 850 m. di dislivello), dove – levate le pelli e consumato un frugale spuntino – siamo scesi, sulle anzidette piste.
La cosa più divertente è stata la ricerca Artva, consumata dopo una rapida sosta al baruccio degli impianti: è stata organizzata una simulazione di ricerca travolto egregiamente recitata da un manipolo di improvvisati attori, con un commento in diretta. Parlo per lunga e consolidata esperienza di uditore: Luca Berta è bravo, preciso e competente; tiene bene la scena, ed il Diretùr e Livio – nell’inedita veste di spalle – hanno fornito sagaci precisazioni aggiuntive. Se proprio posso permettermi, avrei finito un pelino prima, giusto per evitare un’esercitazione aggiuntiva – questa reale – su decongelamento di allievo. Non dimenticate la massima di Casanova : “Meglio smettere prima, e lasciarla insoddisfatta, che dopo, e lasciarla annoiata”.
Conclusione.
Cari neofiti delle gite di sci alpinismo, mi rivolgo a voi (da vecchio ex allievo/aggregato/amico della Scuola/freelance): fortunatamente ci sono gite migliori, che si concludono raggiungendo la meta, ed offrono panorami grandiosi, bella neve (quella di oggi, in realtà non era terribile), in mezzo a scenari fantastici (qualche scorcio odierno sul bosco imbiancato ne può essere degno preludio), che premiano la fatica e fanno dimenticare persino l’esistenza degli impianti di risalita.
A volte si vedono anche animali (anzi, a dire il vero quelli si vedono sempre… un paio li frequento da anni… ).
Oggi non era così.
Ma non disperate, verranno momenti migliori. Ne traggo favorevoli auspici dall’aver visto un gruppo che neppure le avverse condizioni hanno prostrato, e che – sotto una nevicata oramai battente – si è stretto, gaio e spensierato, intorno a crostate, bugie, strudel, Aglianico del Volture, ed altre leccornie .
Cavùr
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