E’ un po’ strano mettersi a scrivere la relazione della seconda gita del Corso dopo aver fatto la quinta!
Ma quest’anno è andata così e non mi nascondo dietro a un dito: il buon esempio di mettere subito in rete la relazione della prima uscita non c’è stato (già… era compito del Vice!) e così, di gita in gita siamo arrivati alla quinta e finora solo un’allieva volenterosa ha scritto della quarta (brava Elisa, però anche birichina per lo strudel che continua a non arrivare…!).
E così, ora, sono tutti cacchi miei per scavare nella memoria e ricordare cosa è accaduto durante la gita, anche perché le abbondanti libagioni che caratterizzano ogni fine giornata tendono già da loro ad annebbiare e confondere la mente il giorno stesso… figuriamoci dopo due mesi! Mal che vada inventerò qualcosa, la fantasia fortunatamente non mi manca!
Insomma, di certo ricordo che la neve mancava per quasi tutto l’arco alpino, il meteo prevedeva tempo schifoso, la scelta della meta non era stata facile e, in chissà quale modo, ci siamo trovati a Mottes in un fitto e ovattato nebbione che nascondeva ogni cosa.
In preda ad allucinazioni qualcuno vedeva dei netti miglioramenti meteo, altri si incamminavano con lo stesso entusiasmo con cui si affronta l’estrazione di un molare, (quasi) tutti ci chiedevamo chi ce l’avesse fatto fare…
Ma la nostra premiata Scuola è una garanzia, e anche in siffatte condizioni la certezza di riuscire a trascorrere una bella giornata non può venire meno!
Così infatti è stato: sole bellissimo, splendide ragazze in bikini ci offrivano da bere durante la salita, ricchi premi per tutti in vetta! Ops! Forse mi sono lasciato prendere dalla fantasia? Ho esagerato? Devo smettere? Va bene, smetto e torno sulla terra…. ma che vi posso raccontare se per tutto il giorno non si è visto quasi nulla se non le code degli sci di chi ci precedeva?
Il serpentone formato dai vari gruppi è rimasto compatto per non perdersi di vista, mentre Livio con il Diretur cercavano davanti di bucare in qualche modo la nebbia e di fare una traccia giusta. Solo in cima si è potuto vedere un poco di panorama, sì perché in cima ci siamo arrivati davvero. La traccia infatti ci ha portati dritti dritti sulla bella punta grazie all’intuito, la bravura, l’esperienza (…il culo…?) dell’apertura. E ci siamo arrivati pure tutti quanti.
Il calore della condivisione della gioia di essere in cima a una montagna ci scalda! Ma non abbiamo molto tempo, visto che si è nuovamente chiuso tutto. Così, dopo esserci rifocillati, iniziamo a scendere in direzione degli impianti di Crevacol con l’intento di raggiungere le piste battute che possono portarci a valle senza rischi. La discesa la iniziamo “di là”… ad indicare la direzione da seguire, almeno quella iniziale, poi chissà… Si riforma lo stesso serpentone e cantando “questa è la danza del serpente che vien giù dal monte…” (qualcuno se la ricorda la canzoncina??) giungiamo improvvisamente all’arrivo di un impianto di risalta! I pistaioli ci guardano come se arrivassimo dall’aldilà e noi ci sentiamo tutti molto fighi! La discesa continua sulle piste e su una ottima neve che ci fa divertire parecchio. Organizziamo pure una ricerca ARVA e poi via fino al parcheggio da cui siamo partiti, che continua ad essere nebbioso e umido. Quest’ultima notazione non è importante per testimoniare le condizioni meteorologiche della giornata, ma per il fatto che non si è potuto godere del consueto banchetto all’aperto bensì in pulmann (per la gioia dell’autista…), dove, peraltro, ci siamo trovati altrettanto bene, specie chi, come me, si era posizionato nel posto, o meglio dire al plurale, nei posti giusti!
A tal proposito una nota di merito va a Ucci Ucci che ha portato un enorme panettone di almeno 5 kg che sembrava non finisse più, ma anche a tutti gli allievi che hanno da subito capito l’aria che tira nella Scuola!! A parte qualche giovane elemento femminile che promette e non mantiene…
Vittorio
P.S. comunque, secondo me, era meglio se continuavo a scrivere in preda alla fantasia…