Relazione by Sergio
Ultima gita del corso 2008.
Meta: la Val Formazza, luogo molto distante e poco frequentato dagli scialpinisti sabaudi e liguri. Il ritrovo per tutta la Scuola è al rifugio Margaroli sabato 3 maggio. I più si sono incontrati a Torino in mattinata e sono saliti alla volta di Canza, altri hanno affrontato le curve tortuose che salgono a Formazza nei giorni precedenti per affrontare più gite e cogliere al meglio la bellezza di un ambiente montano selvaggio, una wilderness dalle linee severe di picchi e guglie, di ghiacciai e laghi ancora nascosti sotto spesse coltri di neve.
A Canza si affardellano gli zaini e il gruppo sale al rifugio guidato dalle mani esperte del vice-premier, il quale approfittando che l’autorità si è fermata a Formazza (e la gita la farà in un’unica tirata domenica mattina) si è auto acclamato leader in-pectore (è periodo in cui va di moda questo ruolo, mah…). Salita lunga e varia: breve tratto sci a spalla, alternanza di buta-gava ed infine un lungo falsopiano che porta in prossimità del rifugio. Le ultime ore del pomeriggio rinvigoriscono i legami creati nel gruppo durante le gite passate, ma all’imbrunire tutti in branda a riposare: la gita del giorno seguente è impegnativa e occorre smaltire la stanchezza della salita.
La domenica di buon ora, quando le creste più alte sono appena illuminate di rosa dai primi raggi del sole, il lungo serpentone lascia il rifugio, per affrontare il primo pendio. In poco tempo il sole fa capolino, i pendii si addolciscono e la salita diventa una passeggiata fino al colletto che sbuca sul ghiacciaio. Qui una leggera brezza mantiene l’aria frizzante e la salita continua con un traverso in leggera pendenza fino al pendio finale dell’Arbola che senza strappi troppo ripidi conduce sino in vetta.
La cima della punta dell’Arbola (Hofenhorn) viene raggiunta a metà mattinata. La visuale spazia dall’Alpe Devero fino alla Valdossola; voltandosi si riconoscono gli imponenti versanti est del Monte Rosa e le cime dell’Oberland con le punte offuscate da minacciosi nuvoloni. Infine a Est in lontananza le alpi Retiche, anch’esse velate. La val Formazza si trova però in un catino di cielo sereno e la discesa si preannuncia buona.
Esauriti i grandi sorrisi offerti al brulicare di fotocamere e gli ultimi sorsi di genepy, i gruppi si ri-assestano e si affronta la discesa. Il primo pendio viene affrontato con sicurezza, mentre la parte del ghiacciaio meno ripida nasconde una crosta insidiosa non perfettamente portante che invita a dimenarsi con leggiadrìa da danzatori. Dal colletto al rifugio si incontra neve trasformata, non difficile e molto piacevole. Il rientro a Canza non offre particolari virtuosismi sciistici ma con sci ai piedi si arriva a 10 minuti dalle auto.
La gita non può che chiudersi con l’immancabile banchetto finale, degno epilogo di ogni gita, e ulteriore pretesto per festeggiare i compleanni di Garbriella e Francesca, cui vanno i migliori auguri per la loro innominabile età. Un saluto ed un augurio anche a Laura, che presto possa rimettere gli sci. Un pensiero a tutti coloro che per varie vicissitudini non hanno potuto prendere parte all’ultima gita del corso.
E’ finita qui? No!!! Non sia mai…
Ogni avventura tra i monti va sempre vissuta con animo spensierato per apprezzare la comunione con il creato, con la mente concentrata a riconoscere le insidie dell’ambiente severo, e conclusa attorno ad una tavola per saldare rapporti, amicizie, relazioni.
Quindi questa lunga avventura cominciata insieme in una fredda serata di inizio gennaio non può che chiudersi con un buffet, occasione per condividere ricordi in allegria, riempirsi di prelibatezze e sfoggiare i propri talenti dell’arte bianca. E chissà, magari per pensare insieme nuove avventure o semplicemente per darsi appuntamento al prossimo inverno…
Quindi che dire? Per ora: buona strada!… e arrivederci alla cena di fine corso, di cui presto avrete notizie….