Salito in bellezza il Gran Paradiso a concludere il 44.mo corso di sci alpinismo della Scuola del CAI UGET.
Il tempo non ha tradito le previsioni ed è stata effettuata la splendida salita dal Rifugio Chabod che ha visto tutti i partecipanti (40 tra istruttori e allievi) arrivare a superare i fatidici 4000m. La troppa neve sui passaggi tecnici finali ha sconsigliato far raggiungere la Madonnina, ma il colletto ove si lasciano gli sci è stato toccato da tutti.
La discesa è stata effettuata sul versante del Rifugio Vittorio Emanuele e ha permesso di arrivare in sci sino al parcheggio di Pont Valsavaranche grazie alle condizioni di innevamento a dir poco straordinarie.
Per molti allievi (una dozzina circa) si è trattato del primo 4000: a loro lasciamo spazio per impressioni e commenti.
Inviateli e saranno qui di seguito pubblicati, con le foto più belle!
Dario
_( Causa disguido “postale” solo oggi 19 maggio riusciamo a pubblicare l’articolo che segue, firmato da Emanuele ) _
Vado o non vado? Devo ammettere che questa domanda mi arrovellava il venerdì sera prima della gita al Gran Paradiso.
Qualche ragione di esitare ce l’avevo: un mese e passa era trascorso dall’ultima uscita alla quale avevo partecipato, il divano era lo sport che nel frattempo avevo coltivato di più ed infine gli scarponi, sadici martoriatori di piedi, sembravano guardarmi malevoli dalla sacca dov’erano rinchiusi perché non mi impedissero di camminare per un’altra settimana.
Nonostante le titubanze, sabato mattina in me ha avuto la meglio la volontà di rispettare la parola data, insieme all’ambizione di raggiungere per la prima volta quota 4000, traguardo non banale per un falesista più abituato a partire al mattino alle dieci per qualche salita di una ventina di metri, che non a levatacce antelucane per macinare chilometri verticali sfidando i crepacci fino a raggiungere una vetta delle alpi.
E questa decisione è stata premiata da due giorni carichi d’entusiasmo che credo abbiano dato, anziché sottratto, energia a tutti i partecipanti, vedendo un gruppo ben organizzato raggiungere un traguardo impegnativo divertendosi.
La salita del sabato è cominciata con gli sci in spalla, è proseguita tranquillamente sci ai piedi in un clima piacevole e solo durante gli ultimi pendii prima del rifugio Chabod il calore del sole ha provato, senza successo, a piegare il vigore di noi scialpinisti e aspiranti tali.
Ma si è trattato solo di un aperitivo in attesa della salita della domenica, che prometteva di regalare una conclusione del corso in gloria. All’interno del rifugio, mentre fuori le schiarite si alternavano alle nuvole e a brevi nevicate, noialtri si trascorreva il pomeriggio ripassando nodi, regolando ramponi e qualcuno schiacciando pisolini ristoratori.
Dopo la breve serata ed una notte di sonno intermittente, allietata dal concerto in la minore del coro russatori del Cai Uget, il nostro branco di atleti della domenica non ha atteso l’alba per mettersi in cammino. Il fresco mattutino propiziava la marcia ed il serpentone umano ha iniziato con decisione l’ascesa snodandosi tra seraccate minacciose, maestose pareti nord e strati di ghiaccio bluastro che facevano capolino dalla coltre nevosa. Qualche tratto di inversione a zig-zag su terreno più ripido spezzettava ogni tanto la fila, che poi si ricompattava quand’era il caso di adeguare l’abbigliamento al vento sferzante o per applicare i rampanti agli sci in vista del pendio finale.
Dopo tre ore e mezza di cammino o forse meno, le avanguardie guidate come sempre dal direttore già superavano la soglia simbolica di quota quattromila e scoprivano che era imprudente raggiungere la madonnina sommitale, mentre altri meno veloci lasciata alle spalle la “schiena d’asino” affrontavano gli ultimi dislivelli, chi ancora energico, chi sfiancato e sospinto solo dalla vista dell’agognata vetta.
In cima molti hanno calzato i ramponi nel tentativo -abbandonato per motivi di sicurezza- di scalare ancora qualche metro. Da notare la presenza di qualcuno che, sprezzante del vento gelido, si spogliava a torso nudo per cambiarsi, mentre accanto a lui una gentile fanciulla pur bardata di tutto punto era sull’orlo dell’ipotermia. Un pizzico di euforia comunque era sul volto di tutti per avercela fatta (o forse per la carenza di ossigeno).
Da par mio ero molto soddisfatto della missione compiuta, anche un po’ sorpreso di essere arrivato fin lì: evidentemente queste barrette energetiche fanno miracoli. Così, piantata la bandiera di Carmagnola sulla vetta e immortalati in fretta gli spettacolari 360 gradi intorno a noi, ho seguìto volentieri il simpatico istruttore Filippo, il mio guru insieme a Franco in questa gita, che già sciavano eleganti sulla via del ritorno. Ero felice anche perché per una volta tornavo con i piedi sani, grazie a tre strati di cerotti, al cotone nello scarpone ed agli accorgimenti consigliati dall’ottimo Franco.
La neve perfetta ci ha accompagnati oltre il rifugio Vittorio Emanuele, fino a più di metà del dislivello, dove purtroppo, complice l’effetto forno indotto dal cielo coperto, si era trasformata in una pappetta affaticante ed insidiosa per le ginocchia provate. Mentre incrociavamo qualche ciaspolatore e snowboarder masochista che avanzava a fatica in salita nella neve pacioccosa, grazie ad una provvida idea di Dario, gli istruttori battevano la pista per noi allievi impacciati nella discesa ed ancora una volta ci riportavano al parcheggio sani e salvi e pronti a banchettare, come previsto dal copione di ogni gita ugetina che si rispetti.
Grazie SSA CAI UGET, grazie a tutti gli altri allievi e arrivederci per nuove avventure.
That’s all folks! (per quest’anno)
Emanuele
Gran Paradiso: il mio primo 4000
Sono partita dal mare e con la scuola del Cai Uget di Torino ho raggiunto il mio primo 4000, per diversi anni tanto atteso.
Una grandissima soddisfazione!
Un grazie di cuore a tutti gli istruttori e ai miei compagni di corso che mi hanno permesso di vivere questa meravigliosa esperienza.
Laura
Salire in cima al Gran Paradiso è sempre stato il mio sogno nel cassetto…non ero mai stata su un 4000 prima d’ora…è stato emozionante! Anche se il tempo non era bellissimo, abbiamo raggiunto la cima e il panorama che abbiamo ammirato ci ha ripagati di ogni fatica!
Sotto di noi tantissime vette innevate e circondate da nuvole…ma la cima del Gran Paradiso le dominava tutte!
Elena
INASPETTATE SORPRESE.
Capita talvolta che la montagna nasconda inaspettate sorprese.
E’ cosi’ che ti accorgi, dopo allenamenti estenuanti e fatiche quotidiane, che quella mattina alla partenza della tanto sognata e agognata cima semplicemente non ne hai e ogni muscolo ti risponde con cumuli di acido lattico e stanchezza che non riesci nemmeno ad immaginare da dove arrivino e quando abbiano avuto il tempo di accumularsi, perche’ tu di tempo non ne hai mai.
E’ cosi’ che arranchi come un essere umano che di umano ha solo l’uso del cervello e che nel corpo si sente piu’ vicino ad un celenterato gasteropode. Ma no, forse nemmeno piu’ il cervello e’ rimasto, perche’ un essere che ne e’ dotato non si trascina impunemente, ma gira i tacchi e torna a casa.
E’ cosi’ che scopri, invece, che non e’ nemmeno il cervello a guidarti nella penosa e sofferta ascensione, ma la costante dedizione del tuo istruttore che al contrario di te non ha come obiettivo la salita, ma di vederti felice in punta.
E’ cosi’ che decidi di non mollare, perche’ l’istruttore e’ al tuo fianco anche quando vomiti o bestemmi come un eretico e li’ rimane, sempre vicino, quando non c’e’ verso di andare piu’ veloce . E poi anche quando guardi gli altri gia’ fare le curve, mentre tu continui ad arrancare disperatamente verso la cima, lui, l’istruttore, non molla, ti sorride e riprende a contare i tuoi passi, cosi’ la mente vola altrove.
E cosi’ che scopri che le sorprese non sono finite: sempre lui, l’istruttore, non parte in discesa come un razzo di carnevale, si mette davanti, ti prepara le curve, se le gode con te e di fronte al pendio vergine ti dice « vieni, seguimi ci facciamo anche questa sciata insieme ».
Il tutto ad alcuni potrebbe parer incomprensibile, ma c’e’ ancora chi e’ nato per insegnare, per dedicarsi all’allievo, per gioire delle sorprese o degli incubi di una salita ; c’e’ ancora chi ti fa sentire una cordata anche se non ci sono corde che legano ; c’e’ ancora chi non ti fa sentire mai un peso o un elemento estraneo ; c’e’ ancora chi non parte e sparisce e si fa la sua gita come se …non fosse un istruttore.
E’ proprio una bella fortuna quella vissuta, perche’ alla fine, ti accorgi che la cima era un accessorio gratificante ma insignificante rispetto al resto.
Grazie Franco.
Pat