Una poesia in rima per raccontare la gita: è una prima assoluta!
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Sapevo che presto l’avrei dovuto fare
allora eccomi qui a raccontare:
senti che vento furibondo
e io tutta sola in fondo, in fondo.
Ma non mi lascio andare
ci sono i camosci e un Cervino spettacolare.
Urca però questo fondo
che lastra di ghiaccio, una cosa d’altro mondo.
Su ragazzi, per non scivolare
presto, i coltelli bisogna indossare.
Però così ti fai un culo profondo
non vai avanti, giri in tondo.
Bello salire e in cima arrivare
così si può: “Mangiare”.
Le montagne ci fanno da sfondo
e il sole sorride giocondo.
Beh, che dire, una giornata spettacolare
bella la neve e il cibo, da scoppiare.
Grazie agli istruttori, dal più profondo
per questa nuova tappa sul mappamondo
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Valeria, (la mascotte 2012)
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Grande gita, forti emozioni. Riassumerei con queste quattro semplici parole l’impresa di ieri.
Perché proprio di una piccola impresa si è trattato, non tanto per il dislivello affrontato per raggiungere la cima del Furggen (>1480 mt., e scusate se è poco), quanto per un serie continua di istruttivi inconvenienti incontrati per raggiungere la vetta.
Iniziamo la gita attraversando Cervinia ed inforcando all’inverso la pista che giunge fino in paese: ghiacciatissima, per l’ora. Finché l’inclinazione del pendio si mantiene moderata, nessun problema, totale souplesse, grandi chiacchierate di cucina, ricette e libri interessanti con i miei compagni di gruppo, qualche brivido viene soltanto da un paio di maestri di sci che scendono a velocità astrali in senso contrario, e come dargli torto… semmai siamo noi in difetto a risalire le piste in assetto da falange macedone, cinque per fila con l’ultimo praticamente al centro della pista….
Ben presto il pendio si erige ed la neve ghiacciata nel primo traverso si fa sentire…voli a go go in più di un gruppo. Io poi …. ecco che straaam… una pelle non regge e scivolone su ghiaccio tagliente con guanti a dita scoperte… risultato: tre dita sgraffiate e piccola medicazione. Meno male che avevo appena comprato il kit di pronto soccorso da Decathlon (lezione didattica n.1, vedete che ai corsi, anche da ripetenti, s’impara sempre qualcosa!). Una piccola sosta sotto una falesia di roccia spettacolare, un tratto di media pendenza battuto da un vento contrario assai fastidioso e raggiungiamo il punto di Non Ritorno, il luogo della Grande Scelta: chi se la sente e ha i ramponi dietro va in cima…. gli altri al colle. Il mio gruppo si scinde… le 2 fanciulle Chiara e Simona con eleganza e grazia ci informano che preferiscono il colle. Rimaniamo con il nostro istruttore Enzo in due maschietti (e già qui dovevo capire che forse c’era qualcosa che non andava…). E va beh, dai forza… continuiamo a progredire… la superficie diventa una crosta ghiacciata e semiportante con spruzzate di farina: insomma, un gran pasticcio… metto gli alzatacchi e puntualmente ad ogni traverso comincia a scivolare una pelle, e poi un’altra e poi mi chiedo ma perché stavolta non tengono proprio sulla neve ghiacciata (lezione didattica n. 2: ho scoperto come l’alzatacco ti rovina la vita quando la neve è così scivolosa, meglio toglierlo, anche se ripido, si controlla molto meglio la caviglia e l’aderenza..)…sarà poi per la mia grande idea di mettere la sciolina anche sulle pelli? mah fatto sta che tutti sti scivoloni esauriscono ben presto le mie energie, la quota aumenta, siamo già oltre i tremila… ed il fiatone si fa sentire…
Comunque alla fine ce la si fa: arriviamo alla base di una cresta dove tutti si tolgono gli sci e inforcano i ramponi. Che emozione! la prima volta in vita mia con i ramponi (non consideriamo quei sei metri sei fatti in cima al Gran Paradiso in una gita della scuola del 2009, direi poco significativi…) mi sento come Bonatti, Messner e Simone Moro messi insieme… la mente vola alle loro grandi imprese, chissà cosa ci aspetta questa volta….
Il pendio da affrontare non è banale, pende assai appunto, ma debbo dire che in salita anche irta i ramponi danno un buon senso di sicurezza. Frattanto il Diretur con straordinaria agilità saltella su e giù per la cornice finale realizzando delle mirabili costruzioni ingegneristiche per piazzare una corda fissa. Pregevole in particolare l’attacco della corda agli sci piantati a croce in cima alla cornice (vedi foto).
Detto fatto in un attimo percorriamo il tratto a corda fissa e con un allungo di altri cento metri giungiamo alla vecchia stazione d’arrivo della funivia Furggen, abbandonata nel 1993 per problemi tecnici. Saliamo sul tetto e lì spettacolo, panorama mozzafiato e vista a 360 gradi sul meglio o quasi di tutta la Val d’Aosta, la parete est del Cervino, il Breithorn e via dicendo tutte le altre cime del versante svizzero e italiano. Emozione fantastica!
Dopo le foto di rito il ritorno: ecco che inizia la discesa dal tratto di corda fissa per tornare finalmente ad “indossare” gli sci.
E mentre mi accingo a scendere dalla cornice sul punto più ripido decido di improvvisare: poso il mio soffice deretano sul bordo esterno: mai l’avessi fatto… inizio a scivolare pericolosamente in avanti.. La situazione non è proprio piacevole… mi sento un po’ impedito e anche un po’ impaurito… per fortuna c’è la corda ed il Diretur che tra un urlo e l’altro mi cazzia abbondantemente per l’errore commesso e nel frattempo recupera dal mio zaino la piccozza per cercare di darmi un appoggio in più. Altra complicazione che non prevedevo: si forma lo zoccolo anche sotto i ramponi e addio senso di sicurezza. Imparo sul campo (lezione didattica n. 3) che sui ramponi bisogna dare dei bei colpi con la piccozza per far staccare il pericoloso zoccolo, senno è come non averli. Finalmente giungo in un punto meno ripido dove l’istruttore Ricky mi da un dritta fondamentale (lezione didattica n. 4): nei punti ripidi è meglio scendere faccia a monte e NON a valle, come dalle scale a pioli… se solo qualcuno me lo avesse detto prima… o se solo ci fossi arrivato da solo!. Mi giro e riconquisto con facilità il punto dove avevo lasciato gli sci.
Meravigliosa la discesa, per panorama ed ambiente attraversato.
Poi tutti al pullman per la consueta e ristoratrice merenda.
Un grandissimo plauso infine a chi ha portato quella meravigliosa batteria di birre: l’ideale dopo una gita così assolata ed assetante. Degno coronamento di una giornata memorabile trascorsa con un bel gruppo di amici e di belle persone.
Grazie a tutti e W lo scialpinismo!