Uscita 4 del 15/03/15 – dorsale alle Rocce del Fraiteve

Mercoledì 11/03/2015

La gita inizia in parte già il mercoledì, nelle serate didattiche dove tra slides, penombra, fisiologia postprandiale e stanchezza lavorativa spesso si combatte contro vampate narcotiche e sovrapposizioni dei relatori ad immagini ipnagogiche frutto di misteriose sedimentazioni mentali.

Ci sistemiamo: pronti partenza via … più o meno … questa sera si tarda un pò, ma non più di tanto, il Diretur richiama all’ordine e dà il fischio di inizio: la parola al medico, patologie montane e alimentazione, a cura di Daniele e Fabio. Presenti Daniele ..… ma dov’è il Fabio, son quindici giorni che aspettiamo l’evento. Vogliamo poterlo ascoltare, saggiarne la dialettica, apprezzarne lo stile, è ormai noto che tiene testa al Cavour con relazioni dotte, allegoriche e allucinate al tempo stesso, ma nulla. Ci spiegano: terrà un pezzo della prossima; la tentazione di mandare un sms in direzione Gradenigo è tanta, ma…. hic incipit comoedia!

La lezione è veloce, piacevole, tecnica, ricorda le discese dei nostri istruttori, accenni alle patologie, ai farmaci, allo zaino, alla dieta. Pillole interessanti e utili.

Svegli dall’inizio alla fine!

Alle 22,30, il Diretur prende la parola: “Bene!”.

“Bene?”, malignano alcuni simpaticoni appassionati di meteorologia. “Ma dove ci porti con un we che si preannuncia pessimo?”.

Ma il Dario, con calma olimpica e forse qualche attitudine alla lettura del pensiero, continua:  “se il meteo previsto non fosse così brutto saremmo andati a sud, ma con il meteo previsto dovremo stare dall’inizio alla fine nei boschi”.

Subito un pensiero va alla ripellata di quindici giorni fa, al caldo pazzesco, all’ultimo pezzo del Ciotto Mieu…, vengo colto da un sogghigno intrapsichico: “non sarà così, meno male”, subito  compensato però dal pensiero che le nostre fidanzatine: ‘Verdina’ e ‘Rossana’, le corde con le quali intratteniamo altalenanti rapporti da tempo, sotto la neve o pioggia si faranno sentire ancor di più. Nascerà così un’ulteriore relazione fusionale-simbiotica  con lo zaino e…  con le nostre spalle, sob! Inconvenienti della salita… in fondo, ci siamo affezionati.

Domenica 15/03/2015

Sveglia alle 5,00. Tutti conoscono le emozioni associate a queste alzate:  un misto di ambivalenza della migliore tradizione, rinforzate da un meteo previsto pessimo e abbondante. “Ma chi me lo fa fare?”, la solita domanda retorica… . Un karma: “chissà cosa ho combinato nella vita precedente…”.

Lentamente mi alzo, spengo la sveglia, transito in cucina: caffettiera e té per thermos, panino, bagno, pelli, controllo materiali, bacio alla moglie, uscita verso la casa di Fabio a pochi metri dalla mia.

Lo trovo all’angolo, guardo il cielo, pioggia leggerissima e rarefatta. Ma il meteo non era pessimo?   Saliamo in auto e passiamo a prendere il nostro monumentale amico alpino (cfr. relazione precedente) .

Sull’autobus gente che prova a dormire e gente che alle 6,30 avrebbe bisogno di un calmante. Naturalmente siamo della seconda categoria. Si viaggia, verso la val di Susa. Il tempo peggiora, piove forte, nevica, nevica forte. Previsioni azzeccate, una tradizione che da Edmondo Bernacca ai giorni nostri ha ormai raggiunto un livello altissimo di accuratezza.

Poco prima dell’arrivo alla destinazione,  il Diretur prende il microfono per il consueto annuncio: programma di salita e composizione gruppi.

Il programma di salita prevede l’avvicinamento alle rocce del Fraiteve, con partenza dal bivio per Fenils, e, seguendo le ampie radure ed un magnifico bosco, si arriverà al bosco rado della dorsale finale. La gita di oggi prevede di non superare quest’ultimo, con un dislivello di ascesa di circa 1150 mt. Ma oggi si  prevede anche….. la realizzazione di una capiente “truna”, costruita dai primi gruppi a scopo didattico.

Ipse dixit!

Istante di silenzio, ma ormai è deciso: Alea iacta est!

Si parte.

4.012

La partenza è dinamica. Siamo insieme al gruppo 2 con gli istruttori Raffaele e Luca, per noi sicurezza, affidabilità, simpatia e amicizia.  Il clima è come sempre vivace, oggi abbiamo un nuovo ingresso: Carlo. Entra immediatamente nello spirito del gruppo, che elemento! Viaggia come un treno e conosce perfettamente il tracciato dell’escursione di oggi. Il tempo non migliora, nevica molto, ma la neve a terra è sempre poca, anzi pochissima, nascono le prime preoccupazioni sulla discesa. Ci facciamo forza: migliorerà!

Prima pausa: tè e biscotti, nasi all’insù con neve che scende.

Si riprende, si sale.

4.065

Ad un certo punto il Diretur si palesa sulla destra, agile come un felino ci raggiunge e ci supera. Arriva al colle, si ferma. Lo raggiungiamo. Dario ci spiega che la salita da quel punto in avanti diventa rischiosa e ci fermiamo. Ci sono 40 cm di fresca su un fondo assestato, il rischio di distacchi è molto alto: è il momento della Truna !!!

Luca, l’istruttore, individua un magnifico accumulo di neve. Si inizia a scavare per il “Grand Hotel Fraiteve”, è uno spasso! Non fosse per la neve che ormai cade copiosamente e per i cubi pressati passati di mano in mano, che procurano ribollite da paura!

I 2 gruppi iniziano con l’apertura di due ingressi, si procede a colpi di pala, mentre i compagni spostano la neve estratta al di fuori del campo di azione. Alcuni descrivono il lavoro come se si trattasse di un  cinegiornale dell’Istituto Luce…:

Impavidi, ardimentosi e rapidi, salgono con sci ai piedi sotto l’egida attenta del Vate. I gruppi di sci alpinisti, con italica vivacità e fulgida azione coordinata, raggiungono la meta prestabilita. Il compito assegnato è scavare una truna, fungerà da laboratorio didattico, esempio di capacità creativa alpina. I nostri lavoratori con valoroso impegno avanzano nella neve, ordinati come falange romana e coordinati nell’agire da capaci geometri”.

La truna viene bene,  abbastanza capiente, ben posizionata, ben fatta, salvo la chiusura tipo igloo del primo ingresso sulla cui tenuta non diremo nulla!!!

4.117

Gli altri gruppi arrivano in visita, non è un’opera di Frank Gehry, ma è carina, confortevole, quasi calda.

La neve aumenta… si scende! Sempre con calma, molta ….per i gruppi che aprono e chiudono la calma è:  “la virtù dei congelati!”.

La discesa è particolare, si alternano momenti di estasi a momenti di dubbio, la gioia lascia posto a momenti di preoccupazioni per gambe e solette. Una sintesi della complessità della vita in un’unica discesa! Neve spettacolare in alto, leggera, veloce e gioiosa come la giovinezza; neve sciabile nell’intermedio, a tratti bella e a tratti complicata, una sorta di età adulta. Neve difficile, insidiosa, agricola nell’ultimo tratto, eppure.. sciando con la massima attenzione, tra una radice e una pietra, cercando nuove traiettorie senza seguire l’aratore davanti a te, si scia ancora felici e fin quasi al fondo!

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Arriviamo alla fine, tutti interi, proprio tutti.  Grandi!

L’arrivo al bus è carico di aspettative, ma prima il rituale della svestizione. Alcuni non resistono, le casse di arance son troppo invitanti. In pochi minuti tutto è pronto, iniziano le feste, rapidamente compaiono torte salate, formaggi, dolci, salumi di foggia varia, vino, birra, vov (mitico!!!), frutta, crostate, di tutto di più.

Un pensiero mi attraversa alla fine di questa umida, ma bellissima giornata: “ma perché la nostra scuola, oltre a Verdina, Rossana, Barella e Materassino, non decide di acquistare tre tavolini portatili per organizzare al meglio l’ultima parte della giornata, il buffet?!!”.

Augusto

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