Quelli che ci sono sempre stati: pensieri ed immagini di Valerio ed Enrico.
Abbiamo recentemente scoperto che entrambi siamo stati sempre presenti a tutte le gite di questi ultimi 3 anni, uscite su pista comprese! Molto differenti nell’approccio alla scuola e forse alla vita in generale: competitivo-cimaiolo l’uno (ovviamente Enrico!), meditativo-interiorizzante l’altro (ovviamente Valerio!), Psicologo e ingegnere, ciclista su strada e mountainbiker. Partendo dagli estremi ci siamo “ritrovati”, a volte anche nello stesso gruppo, ma soprattutto nello scherzare e nel riflettere sull’esperienza che insieme stavamo vivendo. Abbiamo deciso di mettere insieme alcuni pensieri di Enrico, un po’ seri e un po’ no, e le foto più belle di Valerio e proporveli.
Prologo.
Il giorno del mio 50esimo compleanno, il 14 gennaio 2015, mia moglie mi manda alla Tesoriera ad assistere alla presentazione del corso: “quello è il tuo regalo!”. Scopro che la scuola compie esattamente 50 anni. Un segno del destino, inequivocabile!
L’approccio. Prima gita, 1 febbraio 2015. Dopo lo sci “normale”, lo sci di fondo, lo snowboard, il telemark finalmente approdo al Nirvana degli sport invernali: lo sci alpinismo. Tutto quello che ho già sperimentato si ricompone in una nuova “magica miscela” con qualcosa di più: montagne immacolate, lontano da tutto e tutti, se non fosse per il nostro gruppetto di 70 persone. Unica pecca il vento gelido che tutti ricorderanno per sempre: “Col di Vers: io c’ero, le mie mani e miei piedi no”. Avevo talmente freddo che pensavo alla mia prossima evoluzione da Pokemon sportivo: il Curling.
Lo shock.
Scoprire che dietro al piacere della fatica e all’ebbrezza della discesa ci sono numeri, calcoli, funzioni, tabelle…….non è possibile!!!! Si può fare cambio di regalo?
Obiettivi.
Gli obiettivi di un competitivo-cimaiolo sono assolutamente meschini. Primo anno, riuscire ad arrivare nel gruppo 1 ma soprattutto che il mio caro amico Francesco Ravizza non ci arrivasse. Secondo anno, arrivare in cima un passo dietro a Livio (questo me l’ha insegnato Daniele dutùr). Il terzo anno ho cercato di elevarmi abbassandomi: rendermi utile occupandomi della raccolta differenziata del banchetto condiviso (grande pecca in un’organizzazione impeccabile!).
Momenti difficili, ovvero il diretùr e il “raggio della morte”.
Il “raggio della morte” è un raggio immaginario di circa 25 metri di una circonferenza immaginaria di cui io sono il centro (la circonferenza misura quindi 157 metri, dato irrilevante ma così mi alleno a fare calcoli). Se Dario mette piede o anche solo lo sci nella circonferenza io faccio una cazzata o la dico. E Dario mi becca (“Cazzo, Enrico!!!!”). Se hai vissuto anche tu l’esperienza del “raggio della morte” non chiuderti in un vergognoso silenzio, parla e sarai aiutato. Spero di non trovarmi da solo nel gruppo di mutuo auto-aiuto.
Momento indimenticabile.
La riscoperta della fede nella gita a Rocca Bianca il 17 aprile 2016. Per una serie di motivi non ben specificati, la barella non era dove solitamente sta, ovvero nel mio zaino ma, diciamo, piuttosto lontana. Olga inizia la discesa e cade facendosi male. Mentre Livio propone il vecchio metodo “selezione della specie” (“abbandonatela li, vedi come si alza”) e gli istruttori “buonisti” la incoraggiano, io mi raccolgo in preghiera: “ti prego Signore fai che Olga si rompa la gamba quando la barella è nel mio zaino”. E l’Altissimo, la gita dopo, mi ha ascoltato!
Momento da dimenticare.
La traccia unica in discesa: una necessità per la sicurezza ma, complessivamente, meglio una colica renale. Peraltro quando ho avuto veramente la colica renale urlavo ai medici del pronto soccorso: “uccidetemi, brutti bastardi!”. Quanta sofferenza!
Momento esaltante.
“L’assalto” finale al monte Thabor, 12 aprile 2015. Un rompete le righe assoluto! Chi arriva ultimo è della Sucai e scrive la relazione della gita!
Mai più senza. Giocare ad Explosion! ad alta quota, 7 maggio 2016 e 23 aprile 2017 al Gastaldi. Sto cercando su ebay una versione del gioco in microfibra e anima in carbonio per grandi raid.
Consigli preziosi degli istruttori.
Quello di Enzo: “dopo aver passato la sciolina lucida lo sci con il collant di tua moglie”. Grandi soddisfazioni anche con le calze a rete. Skialperotismo.
E quello di Riccardo: “nella neve polenta prova a levitare con i tuoi chakra in gore-tex” (o qualcosa del genere). Skialpmisticismo.
Sci alpinismo e relazione di coppia.
Il primo anno mia moglie, oltre ad augurarmi buona gita, mi preparava prelibate torte salate per il banchetto condiviso. Il secondo anno, anche no. Il terzo anno la mia probabile ex moglie indica ai miei figli dei bambini zingarelli abbandonati che chiedono l’elemosina: “anche loro sono figli di uno scialpinista con gli attacchi Atk, gli sci Movement e la tutina Montura”. Con specialissimo “scontone” nei nostri amatissimi negozi di fiducia!
Sci alpinismo e lavoro.
Nel mio lavoro cerco di sostenere le persone facendomi carico della loro sofferenza. Basta! Faccio un corso di sci alpinismo e penso a me. Poi, quando torno a lavorare dopo la gita, alcune “frasi nella testa” guidano i miei colloqui con i pazienti: “vai piano che non ti sta seguendo nessuno, operazione riuscita-paziente morto” (Luciano), ma è “sicuro” questo passaggio che vuoi fare? Segui la traccia già solcata dal tuo collega, raccogli prima informazioni dal punto di vista visivo, “usa la testa” (Dario), qual’ è il percorso migliore per arrivare alla meta? Scialpinismo e formazione del terapeuta si incrociano e si confondono. Chi l’avrebbe mai detto!
Motivi per consigliare la scuola a nuovi adepti.
Certo l’organizzazione suprema, certo la sicurezza assoluta, certo la competenza sterminata degli istruttori, certo gli aspetti conviviali e il gruppo. Ma l’essenza della scuola, per me, sta nella presa in carico della singola persona, valorizzando le sue risorse, credendo nei suoi miglioramenti, rinforzando i suoi passi avanti e tollerando, senza giudizio, le sue fatiche. Ingegneri o simil-ingegneri che “sostengono” le persone nel loro percorso di crescita: un incubo? un sogno? In questo caso una realtà.
L’ingrediente segreto.
Senza dubbio Cavour, aggregato aggregante, umorista umanista, storico della scuola e dell’umanità in generale, filologo delle “pornai”, fondatore e seguace unico dello “sci alpinismo mite”. La prima volta che lo vedi (ma anche la seconda e la terza) ti chiedi che cosa c’entri con tutto il resto, poi lo capisci. Assolutamente nulla, ma senza la sua presenza la scuola non sarebbe la stessa, e sarebbe meno di quello che è.
Epilogo.
Ultima gita, Testa dell’Ubac, 7 maggio 2017. Mancano 50 metri. Sono affaticato, complice le 3 ore di sonno causate da una bravata di mio figlio adolescente (o almeno così me la racconto). Alzo la testa e vedo Enzo, il mio occasionale personal trainer, quasi in cima insieme al direttore. Roberto Telemark e Luca, giovane allievo prodigio, mi superano a doppia velocità mentre con i ramponi squarcio con cura i miei costosi pantaloni. Vado su con i muscoli dei neuroni (su, dai, su, dai…). Un po’ annebbiato ce la faccio. Dario si avvicina, mi sorride: “bravo Enrico!”. Sconfitto, temporaneamente, il raggio della morte!!! Le forze sono magicamente tornate. Che la Forza sia anche con voi!
Saluti finali.
Un abbraccio forte a tutti, allievi e istruttori, ma soprattutto a Valerio e Valentina, a Enrico e Valentina, a Fabio con i quali abbiamo condiviso tre anni di salite, discese e viaggi assonnati in pullman e sulla mia Multipla. Enrico.
(Trova Malaccari)
vai ora allo Slideshow con la raccolta delle foto scelte da Valerio per ricordare il corso del 2017