Il mese di Marzo qui alla Scuola di scialpinismo del Cai UGET offre una programmazione fitta e ricca di eventi che si intersecano; per godersi appieno la nostra frizzante pianificazione, occorre munirsi della determinazione di chi volesse assistere a ogni proiezione al Telluride Film Festival.
Domenica 13 marzo è iniziato il nostro corso avanzato SA2, che impegnerà allievi che abbiano già frequentato quello base in gite più impegnative ed evolute. Siamo dei vecchi cuori di panna ed è stato emozionante e gratificante ritrovare vecchie conoscenze del tempo pre-pandemico e rimettere le pelli con loro. Un gruppo necessariamente più contenuto rispetto al primo corso, la solitudine della conca di Cheneil e le stratigrafie capricciose di nuvole in innumerevoli variazioni di bianco-grigio ci hanno regalato un’atmosfera raccolta e ovattata in cui ci siamo goduti la compagnia e l’ascensione in una sinfonia armonica e raccolta. Bello, molto bello.
Siamo andati nuovamente in Valle d’Aosta, ça va sans dire. L’alternativa quest’anno parrebbe essere che ciascuno si portasse la neve che intende sciare e la stendesse sul pendio, per poi riporla con cura in una borsa frigo una terminata la discesa.
S’oggi questa mi torna gradita,
Forse un’altra,
Forse un’altra doman lo sarà
In genere lo scialpinista medio è come il Duca di Mantova del Rigoletto, non proprio nel senso letterale di un lurido, privo di empatia e di scrupoli, ma piuttosto una versione annacquata, uno spensierato libertino delle nevi che salterella di cima in cima, cogliendo il fiore della bellezza della neve più giovane, più morbida, più invitante. La temporanea affezione alla VdA non faccia pensare che il lupo abbia perso in una volta sola pelo e vizio e abbia ristretto il suo territorio di caccia al giardino, tra l’oleandro e il baobab. Siamo pronti a farci trasportare lontano come gli acheni del soffione (cerca con Google “Tarassaco comune”) spinti via dal fiato dei bimbi, in paziente (rassegnata? spasmodica?) attesa di una nevicata comme il faut in qualche altra porzione dell’arco alpino occidentale.
Questa settimana ci racconta l’uscita il nostro allievo e amico Mauro Pezzana, poderosa gamba ciclistica e Nostro Signore delle acciughe, che con lui non fanno il pallone, ma un bel tuffo carpiato in morbidi panini a fine gita. Grazie di tutto Mauro!
E nella migliore tradizione, Slideshow for you.
Gita del 13 marzo, obiettivo Becca Trecare, da Cheneil, vetta di 3032 m situata fra Valtournanche e Val d’ Ayas.
Prima uscita del temutissimo corso SA2.
Il direttivo opta per una marcatura a uomo con un rapporto giubbe rosse allievi di 1 a 1
Chiaro che si farà sul serio….
Siamo pronti.
Alcuni eletti attaccano rabbiosamente il primo strappo con un confortevole passaggio in ascensore, molti altri no, al traino a fune prediligono le pelli…
Ricompattati sul pianoro soprastante si parte.
Si procede agevolmente in salita fino all’attacco del Col da Fontaines (credo si chiami così) raggiungibile con un traverso finale piuttosto insidioso ( che non ha mancato di mettere in difficoltà il marconista qui ai tasti) Ora ci troviamo sul versante di Chamois, dopo una perdita di quota di circa 50 metri nuovamente implotonati ci dirigiamo verso il colle successivo (non so come si chiami, ammettendo che abbia un nome…) dal quale a passo di fanfara guadagniamo la cresta soprastante introducendoci agli ultimi 150 metri che ci separano dalla vetta, quest’ultimo tratto verrà percorso con i ramponi.
Sempre bello schiacciare la punta di una montagna, bello nonostante un meteo non crudele ma nemmeno particolarmente indulgente che durante la salita ci concede di muoverci in una bolla di aria chiara fra le nubi che incombono sulla testa e la nebbia che è lì poco più in basso a farci la posta. Questo giunti in vetta, ci impedisce di dare un occhio tutt’intorno, li da qualche parte ci dovrebbe essere il Cervino, con il Gruppo del Rosa appena quattro dita più in là.. e poi tutto il resto, ma nulla, nebbia 1 Cervino 0 ( per questa volta)
A quel punto appare subito chiaro che date le condizioni meteo conviene un’azione di ripiego piuttosto rapida, scelta più che mai azzeccata, in effetti non sono in grado di dire se siano state le nubi a scendere o la nebbia a salire, ma sta di fatto che via via la visibilità diminuisce. Nonostante la tragica penuria, troviamo anche qualche sparuto e breve tratto di neve in buone condizioni, probabilmente dimenticata lì nella sua nobile condizione da tutte le avversità climatiche che quest’anno si danno appuntamento per farle dispetto.
Si scende per pendii e canali, chi con eleganza musicale, chi con piglio rigoroso e sobrio, preciso che non mi sento di includermi in alcuna delle qui descritte modalità.
Si ripella per risalire sul colle che ci permette di affacciarci nuovamente sul versante di Cheneil, e giù fra nevi purtroppo improbabili a tratti e boschetti fitti fitti fino alla piazzola di parcheggio.
Io, nel mio piccolo, a parte il rischio di un paio di decessi in salita e una discesa in stile socialismo sovietico sono contento perché sopravvissuto… Niente finiranno con il bocciarmi…
Ma ne parleremo…
Dicevamo, parcheggio/merenda e via.
Ma alla fine di neve, nebbia, nubi, sole, non mi importa, ciò che di più mi piace è l’atmosfera che si respira quando ci troviamo. Mi piace il condividere questo modo di stare al mondo.
Alla prossima, anche al costo di portarci la neve da casa… Ecco…