RELAZIONE SULLA 4^ USCITA SA1

Separati dal tepore dei nostri letti e abbracciati da una fin troppo mite frescura, il nostro viaggio al
termine della notte ci riunisce nella zona industriale di Rivoli, delle cui incantevoli vedute siamo
privati da un Sole che ancora tarda a mostrarsi. Caricato frettolosamente il bus ed effettuato un
breve appello per constatare le prime defezioni, la quiete torna sovrana tra gli angusti sedili, dove
ognuno è deciso a sfruttare gli ultimi minuti di buio per recuperare quanto possibile del riposo
domenicale. Silenziose, le pesanti ruote calcano la strada che conduce in terra straniera, direzione Le Laus.
Dolcemente risvegliati dagli abbondanti colpi di clacson del nostro cordiale autista, i paesaggi
disegnati dalle montagne francesi decorano i vetri del veicolo e ci accompagnano fino alla piazzola di
partenza della nostra quarta uscita. I preparativi sono rapidi e collaudati, in poco tempo i gruppi si
avviano ordinati lungo l’ampia pista da fondo, addentrandosi tra la vegetazione. Diversamente dalle
domeniche precedenti, il percorso si sviluppa prevalentemente in orizzontale, distribuendo il
dislivello su una gentile salita che favorisce una lenta costanza e permette di godere senza affanni
del paesaggio ancora invernale che ci circonda. Attraverso la graduale ascesa, guadando fiumi (non
senza vittime) e valicando colli, sentiamo con stupore la neve farsi ad ogni passo più soffice sotto i
nostri piedi, invogliandoci ad accelerare la marcia in vista di una discesa che si anticipa essere molto
gratificante. Il ripido tratto finale è inflessibile nel provare le nostre già stanche gambe, ma ci porta
infine a un piccolo avvallamento tra due cime, la nostra destinazione. Lasciato alle spalle il versante
di arrivo, si presenta a noi uno splendido spettacolo di montagne innevate che costituisce cornice
ideale per l’agognato pranzo e giusta ricompensa alla fatica.
Il tempo è però un bene prezioso e non passa molto tempo prima che, tolte le pelli e indossati i
caschi, inizi la discesa. Intermezzate dalle ormai ben familiari prove di ricerca ARVA, gli innevati
pendii vengono attraversati da decine di piccole rotaie che, fuggendo sul tenero manto della
montagna, si inseguono tra loro, si allontanano poi si avvicinano, si incrociano e si sovrappongono,
dipingendo complessi intrecci su una immacolata tela. Riunendoci alle falde del bosco come al
termine di una lunga danza, con un ultimo sforzo di braccia, scivoliamo sul duro ghiaccio e ci
raduniamo al bus.
Dimentichi delle precedenti disavventure, o forse ingolositi da una ghiotta merenda, ignoriamo le
rombanti suppliche dell’autista per celebrare con dolci e bevande la buona riuscita della gita. Ma la
sorte ci è amica e questa volta il prezzo pagato non sarà caro; nonostante il traffico, riusciamo infatti
a raggiungere Rivoli prima del tramonto. I suoi capannoni e le sue strade trafficate già fanno pensare
con nostalgia alle bianche cime che in poche ore sono svanite dai nostri occhi per diventare un
ricordo nella nostra mente.

Federico Vitali

https://www.flickr.com/photos/ssacaiuget/albums/72177720314965484/

10.2

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