13 e 14 APRILE SA2 IN VAL FORMAZZA

Gita di due giorni in Val Formazza 13-14 aprile SA2

Sabato, la sveglia suona alle 4.00 tra un mix di eccitazione ed irritazione colazione e via al ritrovo.

Formate le macchine ci aspe<ano 2.30 h di viaggio per raggiungere Riale, in val formazza.

Sci ai piedi per le 8.30 e si parte in direzione del rifugio Maria Luisa, gli zaini sono molto più grandi e pesanti del solito: ci portiamo dietro il solito kit artva pala, sonda e rampant ma da bravi allievi dell’sa2 non possono mancare imbrago, cordini, ramponi e corde.

400 metri di dislivello e scarichiamo una piccola parte di zaino al rifugio, non ci possiamo beare troppo dello scenario pi<oresco perché giusto il tempo di riorganizzarsi e si riparte.

Il sole è alto ma non ci facciamo scoraggiare, per arrivare a punta di Valrossa ci aspe<ano altri 800 metri di dislivello.

Mentre saliamo possiamo osservare le numerose valanghe a pera dei giorni precedenti come anche la ormai immancabile sabbia rosa.

Più si sale più il caldo diventa insistente, gli atleti iniziano a cedere, neanche delle discutibili tecniche di rimorchio riescono a tirarci su di morale e di energia. Poi arriva un grido, tipo scena finale del signore degli anelli “arrivano le aquile”, si sente invece “qua c’è un po’ più di aria”, allora non ci si arrende pian pianino si riparte e finalmente si arriva in cima.

La visita ripaga, ma il vento dura poco e allora si riscende.

La neve è pesante ma sciabile, quindi un paio di belle curve riusciamo a farle, mentre ci avviciniamo al rifugio la qualità della neve peggiora ma l’idea delle birre<e ci rincuora.

Corsa alle sdraio e abbiamo un’ore<a di relax, prima di dividerci in 3 gruppi per fare esercitazioni.

Un gruppo, so<o la guida del saggio Alberto, si dedica alla stratigrafia, per farlo ovviamente prima bisogna spalare e i nostri baldi giovani non si fanno pregare. Osserviamo gli strati nevosi e notiamo che ci sono ben poche differenze passando dal suolo alla superficie, ad eccezione di 2 strati a circa 30 cm dalla superficie facilmente riconoscibile per il colore rosso della sabbia del saarah. Successivamente si passa alla misura della temperatura e notiamo un isoterma quasi perfe<o ( chiedere ad Alberto per approfondimenti). Infine si valuta la durezza delle neve: morbido in superficie, leggermente più duro all’ aumentare della profondità e a<enzione a<enzione a 50 cm del suolo troviamo un altro strato morbido che ha generato un gran stupore generale.

Una delle altre due esercitazioni invece ci vedeva impiegati nella ricerca dell’artva a più di due metri di profondità, finalmente abbiamo potuto esercitarci con profondità maggiori dai soliti 30/40 cm. Sicuramente la ricerca ed il sondaggio può risultare più complicata anche per i più esperti. Un plauso alla nostra dire<rice per il gesto atletico nel seppellimento dell’artva.

L’ultima esercitazione me<eva alla prova la nostra abilità nel riconoscere una persona rispe<o ad altro durante il sondaggio, sicuramente i due Luca hanno apprezzato essere infilzati da 15 allievi.

Finalmente entriamo in rifugio, anche dentro molto accogliente, e tra un lavaggio di piedi e un cambio di outfit, siamo pronti ahimè non a mangiare, bensì a riescercitarci con i vari nodi. si nota subito la differenza tra chi è più esperto e meno, ed anche la fame non aiuta ad applicarsi. E poi il gestore ha pronunciato le parole che più aspe<avamo “è pronta la cena”. Lasagne, riso<i, cotechini e tomini; la cena è deliziosa e i bis non si fanno a<endere.

Stranamente scarseggiano gli alcolici, forse perché ci era stato appena comunicato che la sveglia dell’indomani sarebbe stata di nuovo alle 4.00. E quindi ci si riprepara lo zaino, si rime<ono le pelli e ci si prepara per la no<e, chi su un comodo materasso e chi su un comodo corridoio.

Domenica

Neanche 5 ore e ci ritroviamo a tavola. Le parole scarseggiano e anche i bis. Ma c’era veramente la torta al cioccolato?

5.30 usciamo dal rifugio con sci ai piedi ed anche questa volta lo scenario ripaga la sveglia: cielo stellato, i piccoli gruppi si dividono e partono facendo luce nella no<e.

Arriviamo alle prime luci dell’alba all’a<acco del canale. La neve è croccante, nella no<e qualcosa ha rigelato nonostante la temperatura relativamente alta (confermando leziona della sera precedente), quindi rampant ai piedi e si inizia la salita.

Un’inversione tira l’altra ed arriviamo al colle, altezza 2700 metri circa. Da qui in poi inizia la parte tecnica della gita.

Superato un ostico traverso sul ripido pendio ci troviamo ai piedi del ghiacciaio, solo una discesina con crepaccio terminale ci separano da esso, condita da qualche rimprovero su dove rime<ere gli sci.

È il momento di me<ere all’opera la nostra preparazione sui nodi, in scioltezza e in neanche un’ora siamo cordati e pronti a ripartire. Affrontiamo il ghiacciaio un’inversione dopo un’altra, inizia ad arrivare il caldo e le energie calano. Ma sembra manchi ancora molto alla

cima, in realtà ai piedi dell’ultimo pendio ci liberiamo dai pesanti compagni di cordata e siamo pronti a fare le ultime bollenti inversioni prima di lasciare gli sci.

Bisogna tirare fuori picca e ramponi, dimostrando che tu<a l’a<rezzatura nello zaino avesse un senso. Incalziamo la cresta con grinta, la visuale dalla ve<a ci aspe<a, ma senza la corda fissata dagli istru<ori, non si sa in quanti l’avrebbero raggiunta, incluso l sa2 di Lecco.

È ora di scendere, non per Luca e Davide che si sono affezionati alla cima, la discesa sul ghiaccio è veramente bella (abbiamo finito gli agge<ivi), scendiamo allegri e pimpanti, fino al momento di rime<ere le pelli. cambiamo asse<o per riaffrontare il traverso della ma<inata, manteniamo bene le distanze per non irritare troppo la montagna al nostro passaggio.

Il canale in discesa ci regala emozioni, gli sci scorrono so<o i piedi ed arriviamo in un ba<ibaleno al pane<one che ci riporta al rifugio. E qua è ora di spingere. Ma di nuovo il pensiero delle birre e delle sdraio non ci fa mollare.

Il weekend sta volgendo al termine, è ora di tornare al parcheggio, la neve nell’ultimo pezzo è “leggermente” pesante. La paura di perdere le ginocchia è tanta, ed a parte qualche intrepido sciatore si procede con cautela.

Si arriva al parcheggio e finalmente si tolgono gli scarponi, ci guardiamo in faccia e capiamo che oltre a fare pratica con i nodi, in vista della gita da 4 giorni, dovremmo esercitarci anche a me<ere la crema solare

Ah la meta di oggi era cima Basodino 3200 mt slm, avremmo altre cose da aggiungere ma siamo arrivati a Torino.

Federica, con la scarsa collaborazione dei compagni di macchina (Davide Alberto e Guglielmo)

49.1
foto di sabato
26.0
foto di domenica
video di Stefano B.

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