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Uscita 4, 20.02.2022. Costa Serena da Planaval

Ristoro e descanso all’Alpe Rantin (foto @Stefano Bertolotto)

Chi si ritrovi un filino ansiato, come schiacciato dalla percezione di un’ineludibile aspettativa sociale a essere sempre sul pezzo e senza tentennamenti provi a figurarsi che vitaccia deve essersi smazzato per tutta la carriera Giorgio Forattini. Una vignetta al giorno, sulla prima pagina di un quotidiano a tiratura nazionale, contrattualmente vincolato a riuscire sempre graffiante, brillante, sagace. Sempre.
Any given uscita la Redazione individua l’autore della relazione del giorno nel mucchietto stropicciato dei gitanti appena rigurgitati dalle auto, inermi, cacciando un cipiglietto da decimazione e salda nella convinzione di somministrare al fortunato prescelto una pillolina di stress dalla caratura pari a mezzo Tic Tac. Mica il poderoso pallet di nevrosi che la quotidiana produzione di contenuti arguti deve avere ingenerato nel noto vignettista. Che poi magari è sempre stato un uomo in armonia con se stesso e col cosmo, ma grazie al cielo nel presente testo contraddittorio non datur.
Questa settimana abbiamo messo all’opera niente meno che un collettivo, quasi una gemmazione nella Valle di Planaval del Luther Blisset Project, i cui membri in questa circostanza, con grande magnificenza, rinunciano alll’anonimato: Claudia Canuto, Matteo Gallo, Francesco Tasca. Grazie cari!

Intanto, tra intro e testo, vi trovate anche lo Slideshow con le foto della gita.

DIALOGO FRA TRE SCIALPINISTI SMEMORATI

Sono ricordi di pietra le borgate,
intarsi nella montagna.
Matteo Meloni

SCENA PRIMA

Tramonto, terrazza della Jolie Bergere (loc. Planaval)

Di fronte a una birra, tre scialpinisti ricordano i momenti migliori della giornata.

Gli ultimi raggi di sole, la stanchezza della gita: i ricordi affiorano e si mischiano ai sogni…

FRANCESCO: Che bella gita! 

CLAUDIA: Davvero… hanno scelto una meta vicino a casa!

MATTEO: E poi per una volta ci siamo svegliati con calma!

FRANCESCO: Già… finalmente!

CLAUDIA: Il ritrovo alle 8:00

FRANCESCO: e la pausa caffè in autogrill

CLAUDIA: e poi sul pullman puoi ancora farti una dormita 

MATTEO: Che bello non doversi preoccupare della guida e della strada!

CLAUDIA: Almeno in autostrada non c’era la nebbia

FRANCESCO: ottima visibilità

MATTEO: se dici che sei della UGET al casello ti fanno lo sconto

FRANCESCO: In ogni caso avevamo il navigatore

MATTEO: e la strada era semplice

CLAUDIA: forse ho visto auto salire per prati, ma non sono sicura!

FRANCESCO:  Però non abbiamo dovuto mettere i coltelli!

MATTEO: Rimasti in fondo allo zaino

CLAUDIA: Che meraviglia il pranzetto sulla cima… 

FRANCESCO: mangiare senza guanti, in un posto riparato

MATTEO: Il panorama dalla cima? 
FRANCESCO: Impagabile

CLAUDIA: Cima o cime?

MATTEO: Ma che cima abbiamo raggiunto? 

FRANCESCO: Punta Serena?

CLAUDIA: Colle Serena?

MATTEO: Cresta Serena?

FRANCESCO: ma almeno la neve…farina pura!

MATTEO: che sciata, che curve!

CLAUDIA: ma tanto non le sai fare le curve belle

FRANCESCO: Dopo pranzo un riposino, scaldati dal sole tiepido

CLAUDIA: Figurati se a qualcuno viene in mente di ripellare

FRANCESCO: però oggi abbiamo imparato a usare la barella!

CLAUDIA: finalmente!

MATTEO: Era la barella o la bussola?

CLAUDIA: meno male che nessun gruppo ha sciato sul prato per tagliare i tornanti al ritorno!

FRANCESCO: o sulle pietre

MATTEO:  E che salvezza le acciughe al verde all’arrivo

CLAUDIA: e un bicchiere di vino rosso

FRANCESCO: alla fine però queste giornate sono belle

CLAUDIA: si davvero, bella gita, posti stupendi e istruttori fantastici

MATTEO: talmente belle che alla fine dimentichi tutte le fatiche

[finisce la birra ed è ora di tornare a casa]

CLAUDIA: ciao ragazzi! ci vediamo fra due settimane!

MATTEO E FRANCESCO: se non ci sospenderanno per questa relazione del c***o

Note tecniche (per non farci sospendere dagli istruttori!) 

20/02/2022 – 4° uscita SA1: Costa di Serena (2785 m) da Planaval (AO)

Dal parcheggio di Planaval – (1762 m) situato dietro al ristorante- prendiamo la strada poderale che sale in direzione NE alla base della Testa dei Frà. In queste condizioni di innevamento, non vi è stata alcuna possibilità di tagliare i diversi tornanti nè in salita nè in discesa (qualche istruttore ha tagliato un paio di curve con il suo gruppo!). Attualmente sulla strada poderale sono presenti alcuni conoidi di neve ghiacciata che ostacolano il passaggio, infatti possono essere utili i rampant.

Seguendo la strada poderale, superata quota 2200, si può individuare Col Serena in cima al canalone che si sviluppa a NE. Ma non è la nostra meta, quindi si punta in direzione N verso il visibile Alpe Rantin (2345 m). Raggiunti gli edifici, risaliamo direttamente sopra l’alpeggio verso il colletto che permette l’ingresso al pianoro superiore. Si prosegue in direzione N per i dolci pendii del vallone che termina con il colle della Costa di Serena (2675 m). Saliamo sulla punta a sinistra del colle (2785 m) per poi scendere, ripellare e giungere in cima ad una seconda punta a SE (2736 m).

Scendiamo sullo stesso itinerario di salita che, esposto a sud, offre una morbida neve trasformata.

Francesco Tasca, Matteo Gallo e Claudia Canuto

Quarta gita: vamos (info)

Hi guys (cit.),
con la quarta gita siamo ormai in pieno tunnel, el, el, el del divertimento, altro che fuori, dove si ritrovava chissà perchè il capellone di Molfetta nel 2003 (forse non è scialpinista?).

Ce ne andremo belli allegri in Valle d’Aosta, quindi stessa spiaggia, stesso mare: domenica 20 febbraio appuntamento alle 6:00 (l-e s-e-i) nel solito punto di incontro delle altre gite da quelle parti.

Siateci, puntuali e organizzati, a Torino, nel parcheggio sul retro di McDonald’s alla confluenza di Corso Giulio Cesare con Corso Vercelli, con ingressi sia da Corso Vercelli che da Corso Giulio Cesare.
Vi vogliamo piccola truppa di orologi svizzeri.

Vi riproponiamo anche questa volta il link ai nostri consueti punti di ritrovo: Ritrovi. Sarà già stato servito, ma è sempre valido, come la pasta al forno riscaldata.

A domenica.

Gli istruttori della SSA

Scialpin.arte cresce

La collezione della galleria d’arte montana e scialpinistica della SSA Cai UGET si consolida questa settimana con una nuova acquisizione.
Il nostro Alessandro Vicario, promosso a furor di popolo a una residenza d’artista stabile (lo apprende in questo momento), ci propone questa settimana un’opera che evoca l’arrivo alla luce della comitiva di scialpinisti nel momento in cui questa giunge a ingentilire i pendii. E’ l’artista stesso a spiegare che il riferimento al giorno che scende nel titolo del dipinto rimanda a “quel montanaro di Ferretti Giovanni Lindo, che dice che sulle terre alte la notte non scende, ma sale“.
Per assonanza proprio con l’immenso GLF, che definiva Ginevra Di Marco come “una voce d’angelo, a contenermi e a graziarmi“, anche noi ci ritroviamo riscattati, attraverso i tratti di Alessandro, dalla bruta materialità scialpinistica del sudore e del fiatone. Mica niente.

Se, guardando il disegno, volete farvi del bene, ascoltate qui https://www.youtube.com/watch?v=3h2b-h4Nz3Q
La bellezza, in qualunque manifestazione si incarni, non ha controindicazioni.

Alessandro Vicario, Il giorno scende all’alpe Tsa de Flassin, 2022, acquerello e penna gel

Uscita 3, 06.02.2022: anticima del Flassin

“La progressione verso la cima”, scatto d(ell)’autore

“Il vento fa il suo giro” è il titolo di un eccezionale film di Giorgio Diritti del 2005, un condensato di poesia, ambiente, sentimenti forti nelle viscere, doloroso e inebriante. Quasi come il sommesso, rassegnato rimuginio interiore ingenerato nei gitanti dall’arietta che soffiava cattivella domenica mattina nella parte bassa del vallone del Flassin, noto freezer. Il giro è arrivato e, guadagnati nuovi pendii solatii alla Tza de Flassin (le baite, insomma), l’aria mossa non sarebbe stata sufficiente nemmeno a gonfiare il favoloso abito di Marylin Monroe sulla grata della metro di NYC, come nella celeberrima scena di “The seven year itch” (per rimanere in campo cinematografico). Vamos a godercela, allora, la fine di questa salita, con sorrisoni che ricompongono mascelle non più irrigidite dal freddo.
Questa settimana la Redazione ha graziosamente accolto l’accorata richiesta di Elisa Gilli di poter essere nominata penna della scuola dalla conca del Flassin. Ecco il suo testo: con grande fair play l’autrice denuncia l’irrinunciabile collaborazione di Riccardo Foresto nella stesura, nonché nella scelta dell’immagine che hanno individuato per accompagnarla.
Enjoy!

E come in un cocktail mangia e bevi, vi serviamo anche lo Slideshow con le foto della gita. Gli scatti di questa settimana sono di Bertolotto, De Nicola, Francone, Garolini, Quaranta e Vecchio: grazie agli autori per averle condivise!

“Non c’è due senza tre”.

Così il nostro corso procede con la terza gita e, ahinoi, l’ora della sveglia viene anticipata. 

Al ritrovo tante espressioni assonnate ma accomunate dalla stessa voglia di metter gli sci ai piedi dopo una settimana di break. Quale la destinazione? 

Quest’anno la scelta della gita è un arduo compito per gli istruttori. La neve al suolo è poca e chi ama la powder dovrà chetare il proprio animo ancora per un po’. Inoltre questa settimana il Föhn ha soffiato forte scaldando ancor più questo già insolitamente mite gennaio. Tenendo conto di tutte le variabili che cercan di trasmetter a noi allievi, i nostri istruttori hanno fatto ricadere la scelta su un grande classico della Val d’Aosta: Monte Flassin, Valle del Gran san Bernardo.

Sopraggiungendo a destinazione, ci guardiamo fuori dai finestrini un po’ perplessi: i pendii che ci circondano sembrano completamente pelati. Ci aspetteranno forse ore di portage (ndr. pratica masochista diffusa nello scialpinismo)? 

Arriviamo nella frazione di Saint Oyen, a quota 1.370m, dove parcheggiamo e veniamo accolti da un freddo pungente. La presenza di un bar ci fa sperare in un caffè caldo prima di iniziare, ma, poiché è chiuso, non abbiamo altro modo di scaldarci se non incominciare a muover le gambe, ovviamente dopo aver diligentemente completato il check ARTVA. Sci ai piedi e direzione Nord, verso un vallone incredibilmente tutto imbiancato.

L’itinerario di salita presenta inizialmente ampi pendii lievi e prosegue regolare serpeggiando all’interno di un bosco solcato da un torrente. Al termine della radura veniamo accolti da un vento gelido che non riesce però a distoglierci dallo splendido paesaggio: si intravedono alcuni alpeggi e, più in lontananza, Mont Flassin e la Tete Cordellaz.

Finalmente lontani dalle piste!

Durante la salita le nostre orecchie sono pronte a captare gli insegnamenti degli istruttori e i nostri occhi notano attenti tutti i particolari: le cornici sulle creste che segnalano la direzione del vento degli ultimi giorni, l’altezza degli alberi nei canaloni circostanti che ricorda l’origine delle valanghe staccate negli anni precedenti. Ci si rilassa ma, cito la prima frase che ci ha detto il diretùr: “Quando si fa sci alpinismo si pensa allo sci alpinismo. I pensieri per il lavoro, la famiglia, la lavatrice, etc etc rimangono a casa”.  Il bello è anche questo!

Una volta raggiunti gli alpeggi veniamo finalmente baciati dal sole e facciamo una sosta veloce prima di ripartire. Qui l’ambiente inizia a diventare più impegnativo, i pendii si fanno più ripidi e richiedono qualche gucia (o gruccia?) …insomma, qualche inversione, ma la meta ormai è vicina e la voglia di arrivare compensa la fatica.

Giungiamo al colle del Monte Flassin, quota 2620m, appena sotto l’anticima e restiamo senza fiato: non tanto per i 1300 m circa di dislivello, quanto per lo stupore della vista che ha riempito i nostri sguardi. Sua maestà il Monte Bianco proprio di fronte a noi e all’orizzonte la cornice delle Alpi che si staglia su un cielo così limpido da permetterci di vedere anche il Cervino e il Monte Rosa. Esiste un posto migliore dove prenotare per il brunch della domenica?

Con gli sci ai piedi percorriamo il primo ripido pendio di discesa e assistiamo ad una simulazione di soccorso valanga preparata dai nostri istruttori. Bravi e temerari!

Proseguiamo la nostra discesa verso il bosco. La neve, anche se cambia e richiede gambe pronte ad accogliere le sue diverse forme e consistenze, a tratti è incredibilmente bella e invernale. Raggiungiamo infine il parcheggio e incrociamo gli sguardi stanchi ma soddisfatti dei nostri compagni di salita: complimenti a tutti!

Ahimè ancora costretti a rinunciare al lauto banchetto di fine gita, alcuni di noi trovano consolazione in una birra ghiacciata al bar del parcheggio. Non c’è fatica senza premio… dico bene?

A presto!

Elisa e Riccardo

Appuntamento per la terza gita

Non c’è due senza… terza gita. Ci siamo quasi!

Non vi sarà sfuggito che stiamo rosicchiando senza pietà scampoli del vostro sonno e, per non smentire la tendenza, domenica 6 febbraio ci incontreremo alle 6:00 (legitur sei e zero zero) nel tradizionale punto di incontro per la Valle d’Aosta, come per la prima gita.

Siateci, decisi e precisi, a Torino, nel parcheggio sul retro di McDonald’s alla confluenza di Corso Giulio Cesare con Corso Vercelli, con ingressi sia da Corso Vercelli che da Corso Giulio Cesare. As usual, puntuali e veloci nel compattare le auto e abbreviare tale rituale necessario, ma – diciamocelo pure – c’è ben di meglio.

Qui comunque vi riproponiamo il link ai nostri consueti punti di ritrovo: Ritrovi

A domenica.

Gli istruttori della SSA

Habemus INSA

Habemus papam da mo, Presidente della Repubblica da poco, ma non ci basta mai e da ieri la nostra Scuola ha tre nuovi Istruttori Nazionali di SciAlpinismo.
Complimenti a Raffaele Francone, Giuseppe Geninatti e Gianberto Picca Garino per avere brillantemente (ça va sans dire) concluso le impegnative prove dell’ anno di corso. Siamo da sempre orgogliosi di loro, abbiamo tifato con passione in questi mesi, in cuor nostro ben certi del risultato finale: chi già li conosce, sa bene di che razza di fuoriclasse stiamo parlando.
Nella prossima uscita faremo loro i complimenti di persona e il consiglio spassionato è quello di approfittarne in sede didattica, anche perché le celeberrime gambe leste dei nostri eroi li rendono virtualmente irraggiungibili in natura, qualora li incrociaste nella loro attività scialpinistica personale.

Qui sopra i nostri gloriosi Raf, Giuse e Gian se la sorridono alla grande con Flavio e Marco della Sucai ed Eugenio della Scuola intersezionale Valli Pinerolesi: congratulazioni anche a loro da parte di tutti noi! Il Cai è un Sodalizio che trascende Sezione o Scuola di appartenenza e i ragazzi ce lo stanno dimostrando con semplicità e spontaneità. Il lieto finale di questo corso INSA, per citare il grande Lino Banfi, “E’ una vittoria di tutto il bar“.

NdR (per i cicapui): nel titolo l’acronimo è trattato come indeclinabile, non si dica che andava utilizzato un accusativo plurale.

Gli istruttori della SSA

HOW TO… adattare un portacasco al proprio zaino

Il nostro Stefano Bertolotto è un uomo di vaste capacità: in prima istanza, nell’eleganza delle scie che pennella a telemark, una piccola gioia per gli occhi. Non può, poi, che essere lusingato chi ha la fortuna di riconoscersi in uno dei magistrali ritratti-di-scialpinista-in-ambiente che il nostro uomo realizza durante le uscite, cammellandosi effortless una monumentale attrezzatura fotografica in uno zaino dal peso pari a un vitello di media taglia. Da autentico uomo d’ingegno (a voi dedurne la professione, a questo punto), preciso come le ferrovie giapponesi e genialmente “traffichino”, ha rilevato una criticità nell’equipaggiamento di alcuni dei nostri allievi e ci suggerisce prontamente un tutorial per porvi rimedio. Pur non nutrendo dubbi sulle capacità di alcuno, per sicurezza ci ha allegato anche le immagini step-by-step.
Grazie Stefano, aspettiamo ora di vedere quanti portacaschi spunteranno sulle vostre schiene alla prossima uscita! E se foste colti da un incontenibile afflato comunicativo mentre customizzate il vostro zaino, taggateci su Instagram @ssa_cai_uget per mostrarci come ve la cavate.

Poichè  ho notato che molti allievi attaccano il casco allo zaino appendendolo dal soggolo (ovviamente molti zaini non sono predisposti) ed è scomodo, poichè il casco oscilla durante tutta la salita, ho pensato di condividere la soluzione che ho da poco adottato sullo zaino di Gibo:  poichè molti zaini hanno almeno le cinghie di compressione in fettuccia sui lati, mi sono procurato un “portacasco” universale, con gancetti, e ho infilato nelle cinghie di compressione laterali quattro O-RING di gomma presi dal ferramenta (1 euro) e ho agganciato il portacasco a questi ultimi (i gancetti non vanno bene nelle fettucce).  Gli O-RING devono essere sufficientemente spessi per non rompersi e potersi agganciare bene e  di diametro 1-2 cm circa;  inizialmente avevo usato dei cordini annodati, ma gli O-RING sono più eleganti e , soprattutto, non si sganciano.  Prevedere uno o 2 O-RING … di scorta!

Il prossimo step per i bricoleur  è realizzarsi il portacasco vero e proprio, con un cordone elastico, un “fazzoletto” di tessuto e 4 gancetti di plastica (da comprare in merceria…)

Stefano Bertolotto

Particolare degli O-RING inseriti nelle fasce di compressione
L’aggancio del portacasco agli O-RING
Lo zaino con il casco bello stabile dopo il lavoretto

Uscita 2, 23.01.2022: Mont Gimont

Panorama e atmosfera dalla cima

Se vuoi creare il più duro dei sergenti, prendi l’ultimo della truppa e dagli una patacca: con questo spirito la Redazione ha incaricato l’Aggregato Per Eccellenza di individuare, tra decine di volontari scalpitanti, l’autore della seconda relazione. La ponderata scelta del novello talent scout, che si aggirava con finta bonarietà tra le auto spacciando pregevoli bombi di Romanengo ma fiutando la preda tra le erbe basse della savana (cit.), è infine ricaduta su una vecchia conoscenza, il nostro Cristiano Martin. Ecco le sue impressioni sulla seconda uscita del corso SA1, che ci ha visti ascendere al Mont Gimont da Claviere in una splendida giornata bianca e blu.

Prima di passare la parola al nostro autore della settimana, eccovi, bello pronto e solo da cliccare, lo Slideshow con le foto della gita: grazie per averle condivise!

L’aggregato… figura mitologica, sospesa tra reale e mistico, che vede ma non esiste… questa volta esiste e scrive.
Il compito è arduo, vista la precedente relazione di un altro aggregato, anzi “DELL’AGGREGATO PER ECCELLENZA”, Cavùr.
Seconda gita di questo corso 2022, che sta cercando di evitare il Covid come la peste, come d’altronde tutti noi.
Partenza da Claviere, con una giornata soleggiata e piacevole. Si parte con entusiasmo e – come per il Covid – evitando il più possibile le piste.
Durante la salita, lezione di orientamento: l’istruttore un po’ scherzando e un po’ no, dopo aver descritto tutte le tecniche, sia scientifiche che arcaiche, come leggere il fondo del tè della gita precedente, con fare serio ci ha detto: “Se nonostante le tecniche che avete provato non sapete dove siete, usate la tecnica del BUONUOMO”. Le facce si sono trasformate tutte in un punto interrogativo. La tecnica è molto semplice ed è: “… si ferma un uomo e si domanda… scusi buon uomo, dove siamo?” .

Man mano che si sale, come sempre, le fatiche vengono ripagate da una vista sempre più spettacolare e mozzafiato. Arrivati a fianco del Col Sourel, non c’è solo la vista a togliere il fiato, bensì una salita di 30° e buoni 200-300 metri di dislivello. Si sale sbuffando, arrancando e affinando tecnica ed esperienza. Come nei migliori quiz televisivi, infine, si chiede un aiuto esterno e quindi, sia per sicurezza che per didattica, l’aiuto arriva con gli artigli di metallo… i rampant.

L’ultima fatica ehhh……. Vetta!!!!!!!!!!!
Le fatiche vengono ripagate da panini e bevande varie, purtroppo non festose e abbondanti come negli anni passati, però come si dice “chi si accontenta gode” e vista la giornata, la goduria è assicurata.
Arriva il momento di ripartire, consapevoli che le fatiche non sono terminate; infatti ad attenderci dopo qualche curva su quel pendio che ci ha messo alla prova in salita, c’è altro sudore e sofferenza da versare (ovviamente tutta didattica, ehh): la prova ARTVA. Se questa esercitazione è essenziale e salvavita, dopo averla fatta, senti la sensazione di averne persa di vita!!!
Per esperienza personale di ieri, quando gli istruttori dicono di cambiare le pile e controllare l’artva, FATELO!!!!!! Che poi vi trovate a fare “bip-bip-bip” con la bocca cercando di nascondere il fatto che non si accende ed evitare la figuraccia. Scherzi a parte, ieri è andata bene perché eravamo in tanti ed in sicurezza, ma con queste cose non si scherza.
Comunque, anche questa ricerca forsennata di dispositivi sotterrati è finita e quindi… giù!!!!! Neve strana, come la stagione: per qualche centinaio di metri bella,  poi la senti che cambia sotto gli sci. Anche questa è esperienza o come si dice da montanaro “mestiere che entra”.
Arrivati alle macchine, ci si saluta con la consapevolezza che i bagordi ora sono vietati, ma torneranno e allora saranno ancora più belli e gustosi, come una nuova sciata dopo un anno di stop.

Alla prossima gita

Cristiano

Scialpin.arte – la nostra galleria d’arte alpina

Ci piace essere eclettici non solamente come scialpinisti, sciando con disinvoltura differenti declinazioni e consistenze di neve, ma anche nella proposta che rivolgiamo a tutti voi e innanzitutto, con notevole soddisfazione e divertimento, a noi stessi.

E’ con grande onore e non dissimulato orgoglio che inauguriamo una nuova sezione del sito, la pinacoteca virtuale.
Il nostro talentuoso (anzi, politropo, che ha fatto il classico e proprio se lo merita) Alessandro Vicario ci ha graziosamente omaggiati di due opere – disegni non rende giustizia – a rappresentazione delle prime due uscite del corso SA1.

Alessandro Vicario, Passo Zube il suo guardiano, 2022, inchiostro e acquerello
Alessandro Vicario, Pellegrini a Punta Gimont, 2022, inchiostro e acquerello

Abbiamo qualche altro artista tra noi? Litografia, incisione, ricamo, grafica digitale, origami?
Se voleste contribuire ad arricchire la nostra galleria, ci fareste proprio felici: aspettiamo volentieri le vostre creazioni.

Gli istruttori della SSA

Info per la seconda uscita SA1 (e sorpresina)

Pronti per la nostra seconda uscita insieme, cari SA1-isti?

L’appuntamento per domenica 23 gennaio sarà alle 6.30 (seietrenta, seietrenta davvero) a Venaria Reale, nel parcheggio vicino all’uscita della tangenziale, in c.so Papa Giovanni XXIII (romanticamente vicino al cimitero di Altessano). Compattate rapidamente e con efficienza le macchine, faremo vela verso Claviere.
Qui il link alla posizione esatta https://maps.app.goo.gl/idzhgpNowpfqbLVu6

A motivazione per l’ascesa del weekend che sta arrivando, vi proponiamo qui un piccolo Slideshow di immagini della bella giornata insieme di domenica scorsa.
Ci fa piacere assemblarla dopo ogni gita, per rivederci nell’ambiente innevato in buona compagnia (il nostro habitat naturale).

Scattate e poi condividete con noi, nutriamo la nostra gallery settimanale di belle facce e gruppi soddisfatti!

Gli istruttori della SSA

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