SA.1 – USCITA II – 21 GENNAIO 20
TETE DE CREVALCOL
NIU’ GENERESCION
La precedente uscita era essenzialmente finalizzata a verificare la maestria dei nuovi allievi in salita e discesa. Con la seconda possiamo dire che la stagione è ufficialmente iniziata.
Certo, le gite di esordio servono per prendere confidenza con materiali, gesti e tecniche nuove; nel bene e nel male (godimento e fatica) non rappresentano quanto sta cercando chi ha deciso di avvicinarsi allo sci alpinismo. Dalla prossima isseremo le vele e ci allontaneremo da impianti e piste battute. Su altri pendii si parrà la vostra nobilitate.
Anche la relazione dell’uscita – per noi che disdegniamo la cronaca e cerchiamo l’epica – rischia, con questi trascorsi, di essere un po’ stantia.
Detto che si è partiti dal posteggio degli impianti di Crevalcol (che sembrava una pista di pattinaggio… una lastra di ghiaccio), si è saliti di buon passo sulla Tete di Crevalcol con un millino di dislivello su neve crostosa per la pioggia dei giorni precedenti, e si è scesi in parte su neve solo a tratti decente, e più in basso sulle piste battute, poco resta da aggiungere. Giusto che di neve ce n’era proprio tanta: in cima la sonda andava giù oltre i due metri, e questo ha favorito il seppellimento dell’Artva, con un’esercitazione molto didattica a cura degli istruttori, alla quale, nella prossima uscita, farà seguito quella degli allievi.
Detto questo, abbiamo spazio per qualche riflessione, con divagazioni sociologiche. Le chiacchiere sono una componente fondamentale dello sci alpinismo; o almeno così ritiene quella corrente filosofica detta dello “sci alpinismo mite”, che dà risalto alle relazioni, che si nutre di amene ciance salendo (finchè il fiato lo consente) e, durante le soste, scendendo; di libagioni in compagnia; di notti al rifugio. Non solo di cime e dislivello vive l’uomo.
Partiamo da qualche dato statistico. Alla scuola quest’anno sono stati ammessi 42 allievi; 27 uomini e 15 donne. La prevalenza maschile è forte, nel recente passato si era però raggiunta la parità con l’altra metà del cielo.
Rispetto al mio corso del 1987, c’è comunque una differenza abissale: allora le donne sci alpiniste erano pochissime.
Purtroppo col passaggio dall’SA1 al corso avanzato SA2, negli scorsi anni la presenza femminile scemava drasticamente. Speriamo che quest’anno ci sia un’inversione di tendenza… quando il gioco si fa duro, le dure iniziano a giocare… 😊
Ma veniamo all’età: molti, molti giovani. Età media 30 anni. Ma i membri della generazione Z (nati tra il 1997 e il 2012) annoverano ben 16 esponenti.
Anche in questo, rispetto agli anni ’80, c’è stato un forte cambiamento. Al mio corso, con 21 anni, ero una rara avis.
Non ho le competenze per decifrare quella che considero sicuramente un’evoluzione positiva. Forse il costo del giornaliero (il Monterosa Sky a 65 €!) fornisce una prima spiegazione; sciare su pista, soprattutto per un giovane, è diventato un lusso. Poi, in tempi di Covid, con impianti chiusi, l‘attività sci alpinistica – diventata l’unica opzione – ha tratto significativo vigore; Jolly sport in quel periodo per le pellate affittava anche i manici da scopa.
NB Spero che i dati riportati siano corretti, con i numeri ho poca dimestichezza… ho fatto il classico (l’articolo determinativo, e la firma in calce, rendono superflua ogni indicazione su quale istituto).
Altro elemento interessante è che le iscrizioni si sono chiuse in 57 secondi. Netti. Manco il click day dell’Agenzia delle Entrate. Questi aspiranti che attendono la mezzanotte, e come falchi calano sul sito ad inserire i loro dati, rivelano una fortissima motivazione. Bene.
Interessante anche ragionare sulla presenza della prole di sci alpinisti, con una sorta di passaggio di testimone da generazione a generazione.
Il fenomeno si era già presentato in passato: Sara, una predestinata, visto il CV dell’antenato. Il giovane Parussino, che ha seguito le orme del genitore, anzi dei genitori, figure di spicco dello sci alpinismo ugettino; il ragazzo, si distinse in un’impegnativa discesa dal rifugio Nacamuli, durante la quale – in un emblematico passaggio di consegne – si accollò gli sci dell’anziano genitore nell’ultimo tratto su sentiero; novello Enea che fuggì da Troia con il padre Anchise sulle spalle. Tralasciamo poi la gloriosa dinastia dei Berta.
Quest’anno ben due sono gli eredi neoiscritti.
Nel mio caso, l’adesione è stata invero sorprendente: la pargola, in età adolescenziale, indagando sulle mie attività del week end, ebbe così ad apostrofarmi: “Fammi capire, ma voi salite per ore con lo zaino in spalla, facendo una fatica bestia? Poi scendete, spesso su neve di merda, e comunque una volta sola? Non fa per me. E’ la somma di tutto ciò che odio”.
La sentenza non lasciava molto spazio a ripensamenti. Ed invece… Il seme ha attecchito. Se son rose, fioriranno…
Cavùr